Regia di Kadija Leclere vedi scheda film
Belgio anni ’70. La piccola Sarah, una bambina marocchina di otto anni, vive in un collegio cattolico. Un giorno, viene prelevata dal padre biologico che non ha mai conosciuto e che dichiara di volerle far trascorrere un fine settimana a Parigi. Narcotizzata nel corso del viaggio, la piccola si sveglia in uno sperduto villaggio marocchino, dove sarà allevata da una zia sensibile e amorevole, dopo aver perso di vista il padre, allontanatosi fin dai primi giorni in cerca di un lavoro che gli permetta di mantenere la figlia. Il denaro, però, non arriva e, di lì a nove anni, Sarah è destinata ad essere praticamente venduta ad un qualche marito che non ha mai conosciuto, magari più vecchio, purché facoltoso. La ragazza, con la complicità della zia, respinge uno ad uno i vari pretendenti, fino ad accettare un finto matrimonio che le consente di far ritorno in Europa.
Il tema affrontato è indubbiamente molto attuale e cattura fin dalle prime battute l’interesse dello spettatore, ma la sceneggiatura contiene più di una lacuna. Che fine ha fatto il genitore? Chi è la madre della bambina e perché si rifiuta di incontrare la figlia? Cosa accade nei nove anni che separano la bimba di otto anni dalla ragazza di 17? Difetti di non poco conto, tuttavia bilanciati da una recitazione di notevole livello, da una splendida ambientazione e da una fotografia assai suggestiva. Le due attrici che incarnano la bambina nella prima parte e l’adolescente nella seconda sono brave e convincenti. Il personaggio di maggior spessore resta comunque quello della zia, figura di grande saggezza e umanità, interpretata da Hiam Abbass, attrice ormai affermata e da me ammirata per il suo ruolo di protagonista in “Il giardino di limoni” di Eran Riklis nel 2008. Più che per la trama, quindi, il film suscita interesse e partecipazione emotiva per l’immersione nella vita quotidiana di uno sconosciuto villaggio del Marocco, nel quale le ragazze consegnano sacchi di farina, lavorano la lana, tessono e ricamano in attesa di un matrimonio preparato a loro insaputa. Sarah s’innamora clandestinamente di un bel giovane, uno studente politicamente impegnato, al quale rinuncerà con dolore pur di far rientro in quel Belgio che le è sempre rimasto nel cuore. Il finale è improvviso, come lo era stato il passaggio di Sarah dall’infanzia all’adolescenza, e lascia perplessi per il salto narrativo al quale si è costretti. Consiglio nondimeno la visione di questo piccolo racconto, dai toni intimi ed esotici, pervasi da un’atmosfera calda e suadente.
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