Regia di János Zsombolyai vedi scheda film
Il primo concerto oltre la Cortina di Ferro di una band occidentale con il Muro di Berlino ancora in piedi. L’ultimo concerto di Freddie Mercury con i Queen. Hungarian Rhapsody. Queen Live in Budapest è questo e molto di più: è un film concerto classico e moderno, che unisce la brillantezza e il rigore del genere con lo stile dei Queen, i quali rivoluzionari lo sono stati anche nel coté visivo della loro musica, producendo video divertenti, originali e di ottimo valore. E a questo non si può e non si deve togliere l’unicità dello sguardo essenziale e curioso di János Zsombolyai, il cui schematismo è smussato dall’inevitabile fascinazione per quel gruppo di persone normali che avevano dato vita a qualcosa di eccezionale. E così le interviste nella capitale ungherese di Taylor, Deacon e May tra go kart e bambini sfrontati, sono un piccolo gioiello, mentre vedere Mercury sul palco, ancora una volta, rimasterizzato con una qualità video e audio da applausi, fa scoppiare il cuore. Nel momento in cui al suo pop geniale, a quelle canzoni cult, alterna un pezzo popolare ungherese, si capisce come potesse far diventare rock, musica, entusiasmo collettivo qualsiasi cosa. Capisci che la sua grandezza non era solo in quella voce incredibile e camaleontica, ma anche in una presenza scenica generosa, selvaggiamente istintiva, totale: il suo rapporto con il pubblico era fisico, sentimentale, un orgasmo continuo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta