Regia di Riccardo Ghione vedi scheda film
Sfuggente, volutamente retorico e sopra le righe. Disperso per lungo tempo e poi, per fortuna, ritrovato per una nuova edizione home video.
Dietro alla produzione e distribuzione di "rosso piacentino" si nasconde un insolito traffico di sangue (non vino, ma sempre rosso è il liquido)...
Una coppia di autostoppisti disinibiti viene ospitata nella tenuta di un possidente locale, praticata anche da un barbone ubriacone (Lucio Dalla all'epoca in ascesa grazie a Sanremo). Frattanto un ispettore dell'Unesco (?!) si avvicina alla villa, all'interno della quale uno strano macchinario viene utilizzato per dissanguare vittime che lo sono due volte: prima della Società, poi di un trafficante di sangue umano ...
Girato a Fiorenzuola d'Arta e Castell'Arquato, facendo ricorso a comparsate locali (molti di una enoteca piacentina), Il prato macchiato di rosso è film stravagante e inusuale anche per l'epoca, ovvero il 1972/1973. Principalmente a causa di una sceneggiatura delirante e ben poco plausibile, che mescola confusamente tematiche gialle e quasi horror a blandi ed elementari contenuti politici, al solito manichei: il ricco che sfrutta "anche" il sangue degli emarginati e i disadattati e vagabondi libertini "figli dei fiori".
Stranamente però, proprio per questo inusuale canovaccio con presenza di robots tentacolari che aggrediscono fanciulle indifese, ubriaconi che intuiscono e non reagiscono, prostitute ben liete di presenziare nella villa di un altolocato, Il prato macchiato di rosso acquista un valore che trascende il genere stesso. In forza di un cast azzeccato (un qui allucinato Dalla, il professionale Castelnuovo -che pure sembra credere in quel che dice!- e un discreto parco femminile), di una poderosa colonna sonora (il film apre e chiude con una canzone eseguita dal cantautore bolognese esclusivamente per il film) valorizzata da un bellissimo e malinconico tema opera di Teo Usuelli(sua anche la soundtrack del film Alla ricerca del piacere), di una regia tutt'altro che sprovveduta e delle buone location dell'entroterra emiliano, il film di Ghione assume un certo fascino e una posizione di certo rilievo nell'ambito del cinema bis italiano. Sarà forse anche per un titolo così particolare, quando non per il fatto che a lungo è rimasto inedito (e anche in principio, a parte una proiezione piacentina in loco, vide la distribuzione nazionale dopo tre anni dalla realizzazione, nel 1975).
Per concludere, in una ipotetica proiezione dedicata alle "derive" del giallo italiano, Il prato macchiato di rosso non stonerebbe affatto al fianco de Il delitto del Diavolo (Le regine), La morte ha fatto l'uovo e Hanno cambiato faccia...
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