Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Psyco è tra i film ‘classici’ il più ‘moderno’. È l'archetipo del thriller, al quale i registi che tentano di ripercorrere il genere ancora si ispirano. È stato il più grande successo di Hitchcock al botteghino. E’ stato votato come settimo film più spaventoso di tutti i tempi da Entertainment Weekly.
Ho avuto la fortuna di rivederlo in versione Blu-ray, davvero con un ottimo video e con l’audio in dolby 2.0, per la versione italiana e non c’è di meglio in circolazione. Rivederlo di un fiato (e non a sprazzi, come mi è capitato in passato)
mi ha fatto innamorare di questo titolo che considero grandioso, un vero capolavoro per quattro motivi fondamentali:
1).- una regia straordinaria, nei momenti cool addirittura ‘ipertrofica’;
2).- un accompagnamento musicale solido con le immagini;
3).- un sapiente utilizzo di luci e ombre;
4).- due interpreti in stato di grazia.
Un cenno sulla trama … Dopo aver sottratto 40 mila dollari al suo datore di lavoro, la segretaria Marion Crane (Janet Leigh) fugge via dalla città a bordo della sua auto per cambiare vita. Dopo essere sfuggita alle grinfie di un poliziotto, decide che è meglio passare la notte in un motel sito su una strada secondaria, anche per trovare riparo da un forte temporale. Il proprietario del motel è Norman Bates (Anthony Perkins) un timido e gentile giovanotto che spiega all'ospite che il motel è poco frequentato da quando la superstrada è stata spostata. Dopo aver offerto a Marion la cena da consumare nella casa che divide con la vecchia madre, Norman Bates, imbarazzato, ritira l'invito a seguito di una discussione con la madre che lo spettatore ascolta all'interno dell'alloggio di Marion. Dopo poco Marion scompare facendo perdere ogni sua traccia. Un detective privato (Martin Balsam) è incaricato dal datore di lavoro di Marion di rintracciare l'ex segretaria, recuperare i soldi rubati e assicurarla alla giustizia. Lo zelante detective ricostruirà le tracce di Marion sino al Bates Motel, al che anche lui lì scomparirà. Temendo il peggio il fidanzato di Marion (John Gavin) e la sorella Lila (Vera Miles) si recano al motel per ricercare la donna scomparsa.
S U L L A R E G I A
Psyco contiene una delle scene più famose di tutta la storia del cinema, tra i colpi di scena più inaspettati e scioccanti. Mi riferisco alla nota scena della doccia. Il merito non è da attribuire alla sceneggiatura, che è scarna, anzi assente nella scena, ma tutto il pregio è da attribuirsi alla regia.
Con Psyco, uscito nel 1960, Alfred Hitchcock ha creato non poca indignazione nella critica cinematografica che già lo riteneva tra i registi di spicco, ciò a causa di una certa accondiscendenza che si percepisce nel film verso il rapporto adulterino che c'è fra la protagonista, Marion Crane, e il suo amante (sposato e con figli, infatti la scena d'apertura mostra John Gavin e Janet Leigh a letto insieme e nel 1960 questo era comprensibilmente considerato scandaloso); nonché per una certa violenza non visiva, ma che si percepisce in maniera rigorosa. Un altro problema per i censori è stata la nudità di Janet Leigh nella doccia quando lascia intravedere un lato del seno, nudità che lo spettatore percepisce totalmente ma che in modo magistrale Hitchcock riesce a mascherare con decine di artificiosi giochi di telecamere che di seguito vi dico.
Il film è un racconto magistrale, denso di mistero e suspense. Hitchcock crea una strisciante atmosfera quasi claustrofobica con angoli di ripresa che imitano l'occhio umano. A volte si ha la sensazione che la telecamera galleggi sospesa in aria attraverso la casa di Norman Bates, oppure viaggi a 90° sulle pareti per poi all'improvviso puntare dritta verso il pavimento scorrendo veloce.
La famosa scena della doccia è un ottimo esempio della geniale regia di Hitchcock. Ho fatto qualche ricerca che mi ha lasciato sconcertato! La scena dura solo tre minuti, ma all'interno di essa Hitchcock ha impiegato 77 diversi angoli di ripresa. Molti di questi sono primi piani estremi, altri avvicinano lo spettatore nel bagno con l'occhio dell’assassino. Occorsero sette giorni di lavorazione per filmare quei tre minuti. L'accoltellamento dura solo 22 secondi per un totale di 35 inquadrature (delle 77 totali), ed in nessuna di queste si può vedere mai il coltello affondare nel corpo di Marion; è merito del montaggio serrato che fa supporre allo spettatore quello che non si vede.
La ripresa più sorprendente, inspiegabile e per la quale non ho trovato alcuna spiegazione utile è stata girata con lo sguardo della telecamera sotto al soffione della doccia con l'acqua a cascata verso il basso, ma senza farle colpire il teleobiettivo. L'acqua cade giù dritta senza sbavature e senza colpire la lente della telecamera. E’ come se lo spettatore sia davvero con la testa sotto la doccia. E’ una scena sorprendentemente inspiegabile! Così come è sconcertante binomio d'intesa che c'è stato tra regia e montaggio nel ritrarre la nudità soltanto con semplici, ma numerosi scorci del corpo di Janet Leigh. Quella di Hitchcock è davvero genialità impiegata alla regia!
Nell'inquadratura finale, quella che ritrae Norman Bates sorridente, si può notare la sovrapposizione sul suo volto di una figura simile al teschio della madre; questo fu uno dei primi effetti inseriti in un film per aumentare il senso di orrore trasmesso dal personaggio.
Il clima di ambiguità e suggestione nel film è sapientemente favorito dal continuo utilizzo di specchi inquadrati dalla telecamera e che raddoppiano la visuale. La presenza di specchi è continua: in albergo a Phoenix, in ufficio dove Marion si guarda in uno specchietto portatile, nella sua automobile, a casa sua, nel gabinetto della rivendita di auto usate, al bancone del motel, nelle camere, nella stanza da letto della madre di Norman. “Lo specchio suggerisce contemporaneamente una personalità divisa, il doppio e l'introspezione, un'immagine di autocoscienza”.
Non mancano poi singoli elementi che rimandano a qualcosa di gotico, nascosto, oscuro e maligno: gli incontri furtivi degli amanti, i tranquillanti presi di nascosto dalla collega d'ufficio, il denaro rubato, l'ambientazione desolata del Bates Motel in luogo remoto, lontano dalla città quasi abbandonato, la presenza di una casa inquietante e misteriosa, la notte scura e tempestosa.
S U L L’ A C C O M P A G N A M E N T O M U S I C A L E
Inizialmente Hitchcock voleva che la scena della doccia non fosse accompagnata da commento musicale, ma il compositore Bernard Herrmann gli fece cambiare idea dopo avergli fatto ascoltare la composizione, che poi divenne un cult dei momenti thriller impiegata e derubata nei più variegati contesti. Si tratta di un accompagnamento solidale con le immagini, un ‘urlo di archi’ che sembrano delle pugnalate sonore che lo spettatore percepisce come ferite ai propri sensi. Credo che sia meritevole per un quarto del successo del film.
S U L L E L U C I
La fotografia è eccezionalmente bella, l'illuminazione è tanto furba quanto imponente. Hitchcock non ha paura di illuminare lo sfondo e lasciare gli attori in penombra, se la scena lo richiede.
Altra peculiarità del film riguarda la scelta del bianco e nero, insolita nel 1960. Ancora oggi i film girati in bianco e nero possiedono qualcosa di chic! “Sono state date alcune interpretazioni di questa caratteristica del film, quali ad esempio che la forte valenza espressionistica del contrasto dei chiari e scuri, delle luci e delle ombre sottolineerebbe l'elemento drammatico e consentirebbe la rappresentazione di una violenza sottile e insidiosa, o che il bianco e nero si assocerebbe alla duplicità dei personaggi, soprattutto di Norman, il cui viso spesso appare metà in ombra e metà in luce”.
S U G L I I N T E R P R E T I
La trama è originale, semplice ed efficace. Un caso ospitalità degenerata; molti thriller successivi seguiranno una premessa simile. Ma ciò che rende diverso Psyco, oltre alla regia, è l'interpretazione dei due attori protagonisti, davvero in stato di grazia.
Anthony Perkins è fenomenale nella parte di Norman Bates. Perkins interpreta magnificamente il giovane uomo dall'aspetto gentile e timido che si dà da fare per protegge la madre prepotente. In lui c'è una sorta di nervosismo impaziente che cavalca il confine tra il personaggio timido e un vecchio rincitrullito con uscite fuori luogo. La sua performance è uno dei punti di forza del film.
Janet Leigh interpreta poco meno della metà dell'intero film, ma la sua performance lascia il segno. Lei ritrae Marion Crane come una donna astuta e di talento, una donna che sa come prendersi cura di se. La sua performance nella scena della doccia è eccellente. Prima dell'attacco sembra che lavandosi voglia espiare i suoi peccati e poi durante l'assassinio, trasmette nel suo sguardo tutto il terrore che ci si aspetterebbe.
Per me Psyco è un film perfetto. Non riesco a pensare ad una singola scena o anche ad un movimento di telecamera che potrebbe essere migliorati in questo film che per me rimane uno dei migliori thriller di sempre. È un film che invecchia benissimo. Un film da non perdere.
Voto 10 su 10.
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