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Giraffada

Regia di Rani Massalha vedi scheda film

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La recensione su Giraffada

di OGM
7 stelle

I confini territoriali sono limiti. Sono mura difensive, ma anche ostacoli alla libertà. Soprattutto quando a determinarne il tracciato non è la storia di un popolo, bensì la volontà della politica, oppure le necessità della guerra. L’intifada è la reazione ad una illogica visione: metà Palestina di qua, e metà di là, ed in mezzo Israele, con la sua religione così diversa, e la sua lingua completamente sconosciuta. Per passare dall’altra parte bisogna attraversare un varco, aperto in una lunga parete di cemento armato. Impossibile farlo di nascosto, specialmente se si è una giraffa.  Il passaggio di Romeo sottolinea l’assurdità di una situazione tanto crudele da spingere al paradosso, da suggerire contromisure estreme. Rubare un animale per rimpiazzare quello rimasto ucciso sotto un bombardamento. Assicurarsi un futuro mettendosi palesemente dalla parte del torto, imboccando apertamente la via del crimine. Ci sono i ragazzi lanciatori di pietre, che sfogano la loro rabbia direttamente sul nemico. Ma ci sono anche i bambini sognatori che restano in disparte,  combattendo con la forza dei sentimenti nascosti, che soffrono in silenzio, e in silenzio dimostrano il loro amore per la pace. Il piccolo Zyad lavora in uno zoo, in una cittadina della Cisgiordania. Tutti i giorni dà da mangiare e da bere agli animali, mentre suo padre veterinario si occupa dei loro mali. La loro missione comporta una quotidiana sfida contro la scarsità di mezzi, che è, a sua volta, una conseguenza della mancanza di indipendenza. All’interno di quella enclave contesa, priva di un’identità nazionale, la solitudine e l’ingiustizia sono condizioni permanenti. Lo sa bene Zyad, che ha non ha mai visto sua madre, e che deve lottare per non perdere quel poco che ha: un piccolo angolo strappato al paradiso, dove gli abitanti delle foreste faticano, come lui, per sopravvivere, in uno stato di isolamento e di cattività. Questo film ci trasporta nel senso della perdita inteso come un dolore a cui, per legge, è negato il rimedio: chi è stato separato non si può riunire, chi è stato portato via non può essere sostituito. È colpa della cattiva sorte se una giovane donna muore, poco dopo aver dato alla luce il suo primo figlio. Ma è di ben altra natura, invece, la responsabilità degli omicidi, delle deportazioni, dei beni predati, dei divieti di uscire di casa e di circolare per le strade del proprio paese. La felicità sarebbe a portata di mano, se solo non ci fossero artificiose barriere da superare, prima di poterla toccare. All’aldilà inaccessibile per volere divino se ne aggiunge un altro, che è stato creato dall’uomo, e che, in maniera altrettanto perentoria e spietata, separa le vite. Questo film ce lo dimostra con la fantasiosa evidenza delle favole, che si oppongono alla realtà con l’incontestabile incanto dei miracoli.  Giraffada è un’opera tecnicamente povera, ma generosa di emozioni delicate, inevitabilmente intimidite dalle circostanze avverse, eppure tenaci nel modo in cui, nonostante tutto, sanno rimanere aggrappate alle cose belle e irraggiungibili.

 

scena

Giraffada (2013): scena

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