Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film
Storia di un rapporto di profondo amore, profonda passione, smisurato affetto. Un rapporto non paritario quello tra Emma e Adèle, non solo e non tanto per la differenza del ceto sociale: non concordo con chi ritiene che sia questa la differenza che provocherà la rottura delle due amanti; le rispettive famiglie, ad esempio, accolgono reciprocamente la fidanzata/amica della figlia senza nessun problema ed in eguale misura (menu a parte...), e il gap culturale a me pare che venga vissuto da entrambe come stimolo ed in maniera divertente. La disparità è invece intrinseca nel ruolo ricoperto: quello forte, materno, maturo e lucido di Emma, contro quello ingenuo, istintivo e fanciullesco di Adèle, così attratta da quella favola che la chiama e la cattura, sconvolgendola, tanto da perdersi in quelle bugia da bambina che le costeranno più tardi la felicità.
Le scene di erotismo, così reiterate e durevoli, che a prima vista possono sembrare incomprensibilmente esagerate nel loro essere esplicite, trovano invece spiegazione più tardi: la straziante scena della “cacciata”, l’intensità del dolore lacerante ed inconsolabile di Adèle non sarebbero stati altrettanto intensi ed efficaci se prima non fosse stata resa la profondità e lo spessore della passione carnale che univa le due ragazze. Eè un abisso che giustifica e spiega l’abisso successivo.
Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux sono semplicemente strepitose, e non solo per la “generosità” con cui si sono prestate (due attrici che peraltro, credo, non abbiano affatto bisogno di farsi facile “pubblicità” recitando scene “scandalose”). Senza nulla togliere alla Seydoux, devo dire che l’espressività del volto dolce della Exarchopoulos, la sua aria curiosa e seriosa che in un attimo si tramuta in una danza, in un pianto, in un grido divertito, la sua magmatica esplosività che giace sopita in un corpo poco più di bambina e che lascia andare improvvisamente mille rivoli di passionalità incandescente (e non solo nelle scene amorose, ma anche in molte altre occasioni: a scuola con le compagne pettegole, ad esempio), la prova generale, insomma, della giovane attrice è degna assolutamente di tutti i premi e riconoscimenti ricevuti.
Il mio giudizio complessivo, tuttavia, dopo aver presto liquidato con un “Ben fatto” il lavoro del regista, non raggiunge un “otto pieno”, restandone appena un poco al di sotto, a causa di una prolissità della narrazione che rende a tratti il film un po’ stantio, diciamo pure noioso; una versione prosciugata di 30/35 minuti buoni non avrebbe snaturato il concetto voluto esprimere da Kechiche e penso avrebbe giovato alla sua fruizione.
Film comunque molto bello.
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