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La vita di Adele

Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film

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La recensione su La vita di Adele

di tobanis
7 stelle

Il film ha vinto a Cannes 2013 e racconta le avventure sessuali di Adele. Occhio che di seguito illustro la trama. Questa Adele è una francese carina, interpretata da un’attrice giovanissima, 20enne, bella ragazza, molto brava, un bel corpo con una leggera tendenza a mettere su peso, se non si dà una regolata, ma ancora belle tette e un bel culo. Si fidanza con il bello della scuola (il suo moroso nella realtà), ma non è felice, malgrado le copule. Sente che qualcosa di sbagliato c’è, e ne prende atto quando un’amica la bacia e lei ci prende gusto (salvo anche perdere subito ingenuamente la testa per la ragazza in questione, con una figuraccia). Ma l’amore vero è in arrivo, sotto forma di una ragazza meno giovane, sui 30, quasi brutta (poi però sistemata meglio, nella realtà, è una bella attrice, anche lei molto brava). Tra le due scoppia la passione, e non mancano scene di sesso e sfregamenti di vulve. Adele è molto possessiva e un po’ bagascia, e appena la nuova fiamma, da cui è andata a vivere, pensa anche a vivere la vita oltre che a copulare, lei si sente un tantino persa e va tra le braccia di uno sfigato collega. Colta in flagrante e scaricata, viene così allontanata dal nuovo nido d’amore, disperata e pentita, inutilmente, del suo bagasciaggio. Passa qualche anno, professionalmente si fa una vita, ma pensa sempre alla ex, quella coi capelli orrendamente blu, ma di un blu brutto. La rivede un paio di volte, cerca di riallacciare la relazione: alla fine ne prenderà atto, e si allontanerà, nella scena di finale, di schiena, vestita in maniera un tantino discutibile. Fine. Ecco, se a qualcuno come spero, e come ho cercato, ha dato fastidio che di un tale (presunto) filmone si parli con questo approccio, solo in termini di copule e tette, tale fastidio è minimo rispetto a quello provato da me vedendo questo film. Non perché non sia male, alla fine sono per un 7, non è male, e anche la lunghezza fiume (3 ore) ci sta, non è gratuita, è quella giusta. No, mi ha dato enorme fastidio l’approccio del regista, che sta su Adele non col fiato sul collo, ma se fosse stato possibile, di più. Non si contano i primissimi piani, di questo regista innamorato di questa ragazzina, che non la molla un attimo, che la filma ovunque (manca quando caga, il resto c’è tutto), che si sofferma anche su particolari schifosi, tipo quando mangia (ma chiudere la bocca, no, eh?). E non è che sia fastidioso se un regista si innamora morbosamente dell’attrice, no, basti pensare a Hitchcock, o anche a Woody Allen, che ha spesso confuso realtà e film. No, è proprio il modo, di questo regista che se poteva andava dentro l’attrice (temo, se poteva, letteralmente, almeno, questa è la nettissima impressione), di questo essere asfissiante nella venerazione, solo sua peraltro, per questa ragazzina che da poco non è più teenager. Insomma, un approccio che mi ha disgustato, ma che devo dire si intravvedeva già in Cous cous, che non mi è piaciuto, dove anche là stava appresso alla ragazza panzona, quella del ballo finale (anche qua c’è un ballo, magari il regista si illuderà che le attrici ballino per lui…?). Le due ragazze, dopo il film, fecero dichiarazioni di fuoco contro il regista, poi parzialmente ritratte, va ricordato anche questo. Il film poteva essere meglio, ma comunque ha vinto a Cannes, è piaciuto largamente a critica e pubblico, io sono per il sette, e dunque tutti contenti. Ok, va detto del capitolo scabroso, delle scene di sesso lesbico che hanno fatto gridare allo scandalo. Allora capiamoci, fossero scene di un sito porno, sarebbero bocciate, non sono all’altezza. Per essere scene di un film mainstream, sicuramente sono forti, pure essendo piuttosto palesemente false, ma rimangono una rarità rispetto alla consuetudine. Un accenno al doppiaggio italiano, quando spesso i dialoghi sono sovrastati dai rumori di fondo, di fondo si fa per dire a questo punto, e la cosa stufa parecchio.

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