Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film
Adolescente inquieta e bulimica, Adele attraversa le difficili e complicate fasi di una scoperta sessuale e sentimentale che la portano dalle braccia di un giovane compagno di scuola a quelle di una più matura studentessa d'arte con cui scoprirà inclinazioni e preferenze di una inconfessata omosessualità.
Finito il liceo ed iniziato un percorso nel mondo del lavoro come educatrice d'infanzia, si accorgerà che la convivenza con la sua nuova compagna riserva le ordinarie difficoltà di una vità di coppia tra incomprensioni professionali, tradimenti sentimentali e solitudine emotiva che la porterà a rompere il rapporto ed a ricostruire dall'inizio la sua esistenza e la sua identità di donna libera e indipendente.
Dalle 'strisce' del romanzo a fumetti 'Il blu è un colore caldo' di Julie Maro e da questa sconfessato, l'eccentrico regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche trae questa fluviale 'histoire de l'amour libre' che cerca la verità dei sentimenti tra le pieghe di una cronaca adolescenziale di formazione e di coraggio, sviluppando il discorso cinematografico lungo le consolidate direttrici di un cinema francese da sempre attento al realismo della messa in scena ed alle sottili declinazione della psicologia amorosa.
Tallonando da presso la sua protagonista (la giovane rivelazione Adèle Exarchopoulos) con gli implacabili piani stretti di un esasperato realismo descrittivo che, spesso e volentieri, nulla concede all'immaginazione dello spettatore, Kechiche sembra organizzare la struttura del racconto con i prevedibili scarti di una iterazione narrativa che dalle cene 'dai genitori' porta alla piacevole e ansimante ginnastica del dopocena e dalle feste tra amici alle 'scene da un matrimonio' tra nubili che prelude alla ineluttabile (tragica?) fine del menage amoroso fino ad un finale interdetto e aperto dove dominano disincanto sentimentale ed amarezza sociale; come dire: la condivisione della passione omo(sessuale) non è un legame altrettanto forte delle insanabili differenze di cultura e di casta. Forse eccessivamente semplicistico (ma è un limite più di scrittura che di regia) nel liquidare questa evoluzione sentimentale di una 'eroina dei nostri tempi' entro uno spaccaso sociale multiculturale sì, ma pur sempre omofobo, come un sofferto percorso di formazione giovanile che trova momenti di verità e poesia più nelle appassionate discussioni scolastiche e letterarie (dal romanzo epistolare di Marrivaux alla prosa 'oggettivistica' di Ponge, dall'Antigone di Sofocle alla enigmatica molteplicità del discorso poetico: "La poesia del poeta serve per dire queste cose e mille, mille altre cose: non c'è bisogno di capirle") che nelle esplicite e insistite scene di amore lesbico, pure perfettamente funzionali alla storia. Rimane su tutto l'impressione di un certo distacco emotivo che la neutralità della cifra realista sembra paradossalmente conferire alla storia (assenza quasi totale di musiche extra-diegetiche e di teatralità recitativa), ma sembra il giusto prezzo da pagare per un rigore registico che dà comunque buoni frutti. Attori giovani, carini e...impegnati. Forse eccessivo entusiasmo al Festival di Cannes 2013 (Palma d'oro) ma, visti i film in concorso, va bene così.
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