Regia di Phil Lord, Chris Miller, Chris McKay vedi scheda film
E chi poteva puntarci mezzo euro sulla riuscita di un film sui Lego?
Aggiungiamoci pure che Phil Lord e Christopher Miller non è che in precedenza avessero incantato anche se con “Piovono polpette” (2009) avevano dimostrato di avere un’interessante e florida fantasia creativa.
Ebbene, questa volta è il caso di ricredersi.
Emmett è il cittadino qualunque, ligio al dovere ed alle istruzioni che segue meticolosamente, almeno fin quando non s’imbatte in Lucy che in lui vede l’eletto che può salvare il mondo dal diabolico piano di Lord Business.
Entra così in contatto con realtà sconosciute, ma tutto è in pericolo e lui è chiamato a tirare fuori delle qualità che nessuno nemmeno intravede, lui per primo.
I famosi mattoncini danesi prendono vita e come noi da bambini avevamo la possibilità di inventare di tutto e di più, Phil Lord e Christopher Miller fanno la medesima cosa al cinema così come tanti personaggi presenti, andando al di là di quelle che sono le istruzioni, scardinano i confini del raziocinio in maniera amabile.
Ciò accade all’insegna di un ritmo davvero indiavolato, forse addirittura un po’ troppo vicino al caos per quanto sia all’insegna della creatività e quindi finisca con l’essere vorticoso piuttosto che dannoso.
Sicuramente il “crossover” allucinante fornisce un ampio respiro con estese pescate nel catalogo Warner che danno il là ad una sarabanda di personaggi, da un indimenticabile Batman (che infatti vedrà un capitolo “tutto suo” in chiave “Lego”) arrivando a “Matrix” (1999) con Neo e Trinity (i due protagonisti li ricalcano per più motivi) e quindi un flusso infinito di citazioni con una goduriosia rivisitazione del “poliziotto buono, poliziotto cattivo”, due al prezzo di uno con il lato oscuro che ricorda da vicino il cyborg di “Terminator 2”.
In un panorama del genere finisce col funzionare anche la classica canzone tormentone che in questo caso non ti molla proprio più, riproposta sfidando l’ossessione, mentre tra i personaggi “Batman” lascia il segno più di altri, e nella v.o. Will Arnett imprime tonalità cavernicole spettacolari, anche se poi un po’ tutto il nutrito cast di doppiatori ha i suoi meriti, come ad esempio Chris Pratt nei panni del più anonimo tra gli anonimi.
Detto questo, è anche vero che si perde qualcosa nell’interfaccia umana che fornisce un senso (ulteriore) ad alcune dinamiche, chiudendo la storia aprendo a nuove (già in produzione) avventure, ma è un po’ come uscire da un lungo “trip” ed il risveglio potrebbe anche rivelarsi traumatico, per quanto effettivamente il resto sia sorprendente in tutto e per tutto.
Travolgente (anche se non fino in fondo).
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