Regia di Phil Lord, Chris Miller, Chris McKay vedi scheda film
Le mie aspettative nei confronti di questo titolo erano decisamente alte, quasi eccessive. Una pura follia, a ragione mi si dirà, dato che le premesse lasciavano presupporre una scempiaggine ormai certa (in senso buono, s'intende). Eppure la speranza è poi sempre l'ultima a morire e, infatti, mi sono voluto illudere sino alla fine che gli obiettivi fossero più nobili, ispirandomi ad altre grandiose sorprese del passato. Peccato solo che i modelli non fossero quelli. Si dimentichi quanto svolto egregiamente per il mondo dei giocattoli dalla serie di Toy Story, una vetta inarrivabile. Addirittura siamo almeno un gradino sotto il godibile Ralph Spaccatutto (2012), che vince il confronto in virtù delle qualità con cui illustrava la realtà dei videogame. Purtroppo per i LEGO si è invece preferito un approccio banalmente infantile. Anzi, per non offendere i bambini intelligenti, l'espressione meglio calzante sarebbe demenziale. Non mi si fraintenda. Non è tutto da cestinare. La mia accusa è soltanto verso lo stile espressivo generale e il vezzo dominante, che ingabbia e soffoca qualsiasi buona intenzione (e intuizione), alcune delle quali miracolosamente riescono a resistere nonostante tutto. Ho riso di rado, troppo poco e mai davvero di gusto. Ma forse era semplicemente necessaria una predisposizione diversa. Anche se la delusione è stata tanta, capisco che una bocciatura sarebbe ingiusta. Tuttavia non mi sento comunque di consigliarne la visione, se non a coloro nel giusto stato d'animo e nella consapevolezza di quanto s'apprestano a guardare. La sceneggiatura cita a più non posso, spaziando in ogni genere, in particolare sono forti i rimandi a The Truman Show (1998) e Matrix (1999). Le battute di dialogo talvolta funzionano e colpiscono nel segno, talaltra s'inceppano e cadono nel vuoto dell'imbarazzo. Superflua, quando non fastidiosa o persino dannosa la presenza di personaggi di cinecomic o altre saghe famose, con la gustosa eccezione rappresentata da Batman. L'animazione almeno è sopraffina, su questo aspetto ho ben poco da discutere. La resa estetica è efficace, rasentando il realismo dei mattoncini che tutti bene o male conosciamo. Temo dunque che non saprò resistere all'affezione e che cadrò nuovamente nella tela dell'immancabile seguito, già annunciato grazie al successo di critica e pubblico. Stavolta con la differenza che sarò pronto al peggio. Chissà che l'esito non sia diverso. Mi auguro che sia migliore.
Emmet, un comunissimo omino LEGO "ordinario e ligio alle regole", viene erroneamente identificato in una profezia come una figura leggendaria, dotata di poteri straordinari, la chiave in grado di salvare il mondo da un'imminente apocalisse. Sarà quindi coinvolto in una missione epica da una compagnia di sconosciuti Mastri Costruttori, nel tentativo di fermare un malvagio tiranno, un'avventura senza speranza per Emmet, decisamente impreparato per questo viaggio.
Le musiche originali sono di Mark Mothersbaugh, ricche di vivacità e d'abbondanza di colori.
Meno quisquilie e corbellerie, più arguzie e finezze.
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