Regia di Phil Lord, Chris Miller, Chris McKay vedi scheda film
A Bricksburg il presidente Business ha creato un sistema distopico dominato dal mercato in cui micidiali canzoncine pop e tormentoni tv spengono il cervello dell’uomo medio. Il più ordinario tra loro, il proletario Emmet, viene travolto dagli eventi e si ritrova attaccato al “pezzo unico”, ossia un anomalo mattoncino che, secondo una profezia, è la sola cosa in grado di fermare il super cattivo. Lo aspetta un’avventura in diversi mondi fatti di Lego (in CGI, ma sembrano così veri che pare stop motion), ispirati al Far West come alla Terra di Mezzo e popolati di personaggi iconici, da Batman ai maghi Gandalf e Silente fino a Unikitty, sorta di fusione tra i Mio Mini Pony e Hello Kitty. Inoltre Emmet è guidato da Wildstyle, una custode della verità nerovestita e artista marziale come la Trinity di Matrix. Si passa dunque da Orwell e Huxley al sincretismo pop, ma si finisce nel didascalismo. Infatti l’allegoria del rivoluzionare il mondo, che ci hanno lasciato gli adulti conservatori, diventa troppo esplicita, con un bambino in carne e ossa che discute con il padre in un garage tra i vari ambienti ricostruiti in Lego. Il messaggio rallenta il ritmo della forsennata sequela di invenzioni (paragonabile a quella di Panico al villaggio), d’altra parte il film è rivolto ai più piccoli. Per i grandi rimane un incipit satirico della nostra ammansita società degno dei migliori Simpson.
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