Regia di Phil Lord, Chris Miller, Chris McKay vedi scheda film
Geniale operazione di marketing. Il brand LEGO, sfruttando l'intelligenza di fondo del prodotto e la prodigiosa tecnica realizzativa, viene fatto trionfare in un tripudio visivo, scomposto e destabilizzato fra la realtà e il gioco. L'immaginazione libera della fanciullezza si scontra con l'operatività calcolata e fredda degli adulti, il collezionismo sterile cede di fronte all'anarchia ludica del bambino. Pensavo fosse la solita pubblicità sotto forma di film, ma gli autori mi hanno sorpreso, confezionando un'opera, in fin dei conti stupendamente concettuale, capace di proporre delle questioni molto interessanti. Prima fra tutte l'innato processo d'astrazione tipico della mente umana, un elogio alla fantasia più sfrenata, dove il mischiare, il confondere è alla base della ricerca espressiva, sia del gioco che di un pensiero. Dietro ad ogni attività che svolgiamo c'è un concetto filosofico, dalla più banale alla più complessa e The LEGO Movie ci propone quello connesso con i famosi 'mattoncini'. Furbescamente il cattivo si chiama Mr Businness in opposizione alla personalità pura dei fruitori del prodotto (come se i LEGO 'originali', nei negozi, non si pagassero una fortuna...), ma questo nulla toglie alla qualità complessiva dell'operazione. Così all'uscita dal cinema, i grandi si interrogano e rimpiangono di non avere più le 'costruzioni' di quando avevano 8 anni e i piccoli non vedono l'ora di tornare a casa e fregarsene delle istruzioni (imposte dagli adulti, ormai normalizzati al sistema, alle regole, all'ordine) per dare vita ai propri sogni.
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