Regia di Richard Shepard vedi scheda film
Alla faccia di chi deride la sua incipiente stempiatura (i tabloid britannici, soprattutto), Jude Law apre Dom Hemingway completamente nudo, palesemente ingrassato, decisamente “in piazza”, esaltando con aulica e abbondante prosa shakespeariana la magnificenza e le virtù del suo pene, mentre, appena fuoricampo, un compagno di cella gli pratica una fellatio. 12 anni di galera sono lunghi da far passare, ma Dom Hemingway, abile scassinatore, ne esce esattamente come ci era entrato: senza rivelare i nomi dei complici e del capo, con invariati problemi di controllo della rabbia, la tendenza a monologare affascinanti scurrilità e a passeggiare con arroganza nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’americano Richard Shepard in trasferta londinese rincorre Guy Ritchie, il primo Danny Boyle, atmosfere alla Irvine Welsh: sopra le righe dall’inizio alla fine, con il cast che lo segue di buon grado (in particolare “la spalla” Richard E. Grant e “il boss” Demian Bichir, è un po’ incolore, invece, la bella Emilia Clarke di Il trono di spade) sulle strade del grottesco e del black humour, tra criminali di mezza tacca sballati, bizzarri e sbruffoni. Mentre Dom Hemingway si lascia malmenare da ripetuti scherzi del destino e dalle nefaste conseguenze delle sue pessime scelte, la trama sembra non sapere bene in che direzione puntare; ma Shepard sta incollato alla gigionissima interpretazione di Jude Law, e fa bene, perché così divertito e divertente non l’avevamo visto praticamente mai.
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