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Solo gli amanti sopravvivono

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Solo gli amanti sopravvivono

di FilmTv Rivista
8 stelle

«La nuova creatura non fa che dare nomi a tutto ciò che la circonda» si lamentava il primo uomo in Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain, raccolta di scritti che dava voce ai pensieri impertinenti degli amanti del peccato originale. Una partitura a due sulla gioia e il dolore di nascere complementari, di essere gli unici umani viventi, di scoprire il mondo e la sua misura non fatta per l’uomo. Un testo che Jarmusch ammette di aver tenuto presente, senza citarlo, nell’intessere le traiettorie di Adam e Eve, amanti sempiterni che si congiungono e completano nella rotondità perfetta di un Tao disegnata dai loro corpi sul letto. Come la petulante Eva di Twain, anche Eve/Tilda Swinton chiama le cose col loro nome scientifico; ne conosce pure le date di nascita o di fabbricazione, che snocciola al compagno come in un’enciclopedia infinita. Lei è la forza costruttiva del ricordo e dell’archiviazione, l’amore che è sempre feticismo, la passione che si fa inventario per ripercorrere i secoli trascorsi insieme. Perché?Adam e Eve sono non morti, vampiri che hanno attraversato pestilenze e guerre, amandosi sempre, risposandosi di tanto in tanto, fino a giungere allo squallore dell’oggi. Dove gli zombi siamo noi, come Adam/Tom Hiddleston sprezzante ci etichetta: più morti di loro, vaghiamo senza meta, non conosciamo la bellezza. Adam è la forza distruttiva dell’oblio, della noia, dell’oggettività che impedisce di mettere a fuoco le sole cose che contino. Eve da Tangeri vola a Detroit per ricordargliele: una valigia piena di prime edizioni di libri epocali, la gioia di ballare senza una ragione, ghiaccioli al plasma per le giornate calde. Con gli occhiali da sole di notte come i Blues Brothers, i vampiri guidano nella città della Motown, si procurano il sangue con educata routine, come tossici decadenti, e si bastano. Non vale per la sorellina Ava, più primadonna di Eve, per cui l’amore è ancora l’egoistico dissetarsi prosciugando l’altro: gli amanti millenari sanno che il piacere si sorseggia a piccole dosi, si condivide, si offre. Jarmusch fa dei suoi vampiri due antiquari languidi, come lui innamorati dei lampi elettrici di Tesla e dei White Stripes, della lentezza analogica e del vinile, eroi di un romanticismo perduto, stilizzati come bellissime figurine. Parodia elegante, divertissement ironico su melodie di rock funereo, che annichilisce la triste deriva teen ed esangue da anni subìta dal filone dei non morti, Solo gli amanti sopravvivono restituisce ai vampiri la nobiltà perduta, con un canto funebre sorridente: freddo eppure spensierato come un ghiacciolo al sangue.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 19 del 2014

Autore: Ilaria Feole

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