Regia di Ben Wheatley vedi scheda film
Opera da vedere spegnendo il cervello......
Partendo dalla fine:
scorrendo i titoli di coda, che ricordo ai meno accorti stanno all'opera filmica come la cornice sta all'opera d'arte figurativa (quadro),
nell'attimo meditativo in cui ti domandi che 'cosa' hai appena finito di visionare,
'fluttuando' in uno stato di simil-trip lisergico tra il confuso e l'estasiato....
ecco ad un certo punto,
iniziare una nenia avvolgente che fa da sigla di coda a questo 'A Field in England'.
Si tratta della meravigliosa canzone 'Baloo my Boy' conosciuta anche come 'Lady Anne Bothwell's lament':
una ninna nanna anglosassone che nasce presumibilmente prima del 1500 e che prevede diverse versioni testuali ma di cui la più conosciuta, e quella ascoltata nel film di Ben Wheatley, è del 17° secolo.
Questa dolce 'litania', ma macabra come le favole non adulcorate, era già stata udita in precedenza dal canto dell'attore principale che ne 'intonava' i versi, seppur 'cadendo' su qualche nota più acuta,
ma ad un certo punto....
perdi tutte le incertezze
e fai pace con il mondo
e con le tue limitatezze percettive spazio-temporali.
Meraviglioso epilogo musical-filologico in questo tentativo, per me riuscito, di volare in alto e di tentare pur con le limitatezze imposte dal budget risicato, consueta prerogativa dell'indipendente autore inglese, di creare un ambizioso progetto a se stante, diverso da ciò tentato in precedenza e che probabilmente rimarrà isolato nella filmografia dell'autore.
Di difficile 'percezione' e decodifica, forse volutamente e furbescamente, come successe anche a Stanley Kubrick che in '2001, Odissea nello spazio' in fase di montaggio 'rimischio le carte in tavola' confondendo lo spettatore e generando una opera soggettivamente 'interpretabile' e per questo così affascinante!
Peccato veniale al cospetto della forza delle immagini costruite grazie ad un bianco e nero così luminoso, ma soprattutto, ad una fotografia 'folgorante'.
I detrattori nè rimarcheranno i limiti: un soggetto scarno, le eccessive incongruenze ed un finale 'criptico'.
Personalmente ho pensato ad una 'struttura' circolare, ma non volendo spoilerare non mi dilungo in ipotesi avventate e presumibilmente bislacche.
Altri evidenzieranno la povertà formale della messa in scena: una unica location esterna (a field in England appunto) e un eccessivo dilungarsi delle immagini 'distorte', come nella restituzione visiva di un enorme caleidoscopio......
ad ognuno il proprio giudizio.
Personalmente ho goduto 'nel momento', cullato in quello stato meraviglioso che si trova nell'istante infinito tra la veglia e il sonno,
o viceversa......
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