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I disertori - A Field in England

Regia di Ben Wheatley vedi scheda film

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La recensione su I disertori - A Field in England

di Maciknight
6 stelle

E’ un film di non facile interpretazione ed assolutamente fuori da ogni convenzione ed impossibile da etichettare. Visionario, allucinante, intensamente simbolico, ardito, folle e non politicamente corretto. Poetico e cinico al tempo stesso, magistrale nel condurre una sorta di indagine artistica sui complessi processi mentali e psicologici ...

E’ un film di non facile interpretazione ed assolutamente fuori da ogni convenzione ed impossibile da etichettare. Visionario, allucinante, intensamente simbolico, ardito, folle e non politicamente corretto. Poetico e cinico al tempo stesso, magistrale nel condurre una sorta di indagine artistica sui complessi processi mentali e psicologici che legano le persone tra loro e soprattutto le sottomettono alla volontà altrui, in questo caso con contributi di funghi allucinogeni ma in genere ricorrendo alla manipolazione delle paure. Emerge tra i dialoghi piuttosto eruditi ed a tratti apparentemente strampalati e spassosi uno spiccato e raffinato senso dello humour, che rivela il notevole livello intellettuale degli autori. Le movenze e la maggioranza delle scene sono teatrali, il teatro è all’aperto, un ampio scorcio di campagna inglese nel ‘600 mentre attorno imperversa la guerra civile inglese ai tempi di Cromwell. Tra il gruppo eterogeneo di personaggi, a parte un paio di irrecuperabili malvagi ed asociali, emergerà un’amicizia a tre che consentirà con il sacrificio di due di loro di rendere libero l’unico superstite del gruppo, dotato di grandi potenzialità, superando le sue paure ed i limiti impostogli dall’esterno e dalla sua mente rassegnata e sottomessa. Apprezzabile anche la precisa ricostruzione storica e descrittiva dei costumi sociali e di vivere del gruppo, il realismo crudele con cui avvengono alcuni conflitti a fuoco con le armi dell’epoca, i loro devastanti effetti sui corpi, e la qualità recitativa di tutti protagonisti. Pur apprezzando la “vivacità” intellettuale dell’autore, dal mio modesto punto di vista avrebbe dovuto essere meno ermetico ed irrispettoso del pubblico, alleggerendo la sceneggiatura per renderla più accessibile all’interpretazione (i simbolismi vanno bene ma in questo caso eccedono), senza pretendere che fornisse tutte le risposte alla sua allucinante visionarietà ma almeno ad alcune.

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