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I disertori - A Field in England

Regia di Ben Wheatley vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I disertori - A Field in England

di ohdaesoo
8 stelle

E' possibile che si possa parlar bene, anzi benissimo, di un film che per almeno un'ora (dell'ora e mezzo totale) ti è sembrato quasi completamente sbagliato?

Ma certo che è possibile, visto che molti film, specialmente quelli non banali -che quelli lo capisci da subito che viaggiano su binari prevedibilissimi- hanno il bisogno di mostrarsi completamente, fino alla fine, per far vedere chi sono.
Cosa sono.
E poi con Ben Wheatley era già successo no? anche Kill List era qualcosa di quasi indefinibile e abbastanza derivativo prima dell'incredibile e potentissima mezz'ora finale.
E così sto giovane regista inglese di poco più di 40 anni m'ha fregato e affascinato di nuovo, ancora una volta con i suoi  modi e il suo stile.
Uno stile raffinatissimo (forse pure troppo qua, vedremo perchè) e dei modi completamente anticonvenzionali, specie per quel miscuglio di generi che ti propina ogni volta e per quel fregarsene assolutamente di "aiutare" lo spettatore alla comprensione.

Siamo in un campo inglese come titolo, meraviglioso, ricorda.
Dovremmo essere nel 1600 e ci sono 3 soldati che scappano da una battaglia. Disertori insomma. Con loro, per caso, un uomo di studi, l'allievo di un alchimista. I 4 vagano per il campo in cerca di una birreria. Incontreranno O'Neil, un personaggio che l'allievo alchimista conosce bene. E sotto il comando del perfido O'Neil, anch'esso una specie di santone alchimista, la ricerca non sarà più quella di una birreria ma di un misterioso tesoro.
Bianco e nero. Pure troppo bello e patinato per un film ambientato in quegli anni (qui il riferimento allo stile troppo alto per me).
Il campo, i campi, sembrano infiniti.
Il film, come già accadde con Kill List è un mix di generi. Scene fortemente drammatiche, altre comiche, altre quasi da avventura picaresca e qualche spruzzata surreale (penso a quelle immagini-cartolina quasi statiche) che poi deflagrerà nella seconda parte.


Funziona poco, pochissimo.
Tutto sembra abbastanza confuso.
I personaggi, i comportamenti, le stesse scene, i passaggi in montaggio tra una scena e l'altra (come si arrivi alla sequenza della corda e perchè facciano quello Dio solo lo sa) sono uno più insensati dell'altro.
Certo, a volte resti comunque affascinato, altre ti fai una risata, in altre ancora l'interesse per capire cosa sia questo film, di cosa parli, diventa veramente pressante, e questo è certamente un merito. Ma, inutile negarlo, per quanto ero ben predisposto ho comunque faticato, e non poco, specie per questa narrazione così senza senso e apparentemente mal montata.
Ma poi arriva l'ultima mezz'ora.
E avviene un paradosso quasi magico.
Nella parte più sensata, la prima ora, non riuscivo a trovare un senso, in quella più insensata, il finale, eccolo che arriva.
E' come se per un'ora avessimo avuto davanti a noi un ubriaco non riuscendo a capire che lo fosse (ubriaco dico), e poi, solo quando questo comincia a delirare, cominciamo invece a comprendere tutto, non solo la sua ubriacatura, ma anche qualcosa dentro di essa che prima ci sfuggiva.
E, restando in metafora, il deliro di A Field in England è pazzesco.

 

 


Il film perde completamente la sua "fisicità" e diventa qualcosa di indescrivibile, un trip metafisico di potenza impressionante. Ci sono 10 minuti, quelli successivi all'ingerimento dei funghi allucinogeni, che sconfinano dal cinema per come lo intendiamo normalmente e approdano in quelli dell'arte visiva. Distorsioni, sdoppiamenti, ralenti, vento che soffia, un pianeta nero sopra di noi.
E' strano dirlo, ma mi sono quasi commosso dalla bellezza.
E forse cominciamo a capire, forse quel campo sterminato è un campo dal quale è impossibile uscire, forse quell' O'Neil è una figura diabolica, forse l'allievo alchimista ha poteri che sconfinano nel divino.
E la gente resuscita intanto.
Avevo già visto un film memorabile assimilabile a questo, mi riferisco al sempre troppo poco pubblicizzato Sauna.
Anch'esso ambientato centinaia di anni fa, anch'esso con protagonisti dei soldati, anch'esso metafora di qualcos'altro, anch'esso dal valore metafisico incredibile.
Come già successe con Kill List ognuno tirerà fuori le sue interpretazioni.
Ma quel non-luogo così sospeso, quella specie di Diavolo che è O'Neil, quel tesoro da trovare che forse è qualcosa di poco materiale e di molto spirituale, mi hanno fatto venire in mente una fantastica immagine del Purgatorio.
E, con uno sprazzo di umanità così la voglio pensare.
E quei tre uomini alla fine, i buoni, forse potranno uscire da quei campi e andare in zone meno pericolose di quella.
Del resto lo dicono loro stessi all'inizio:

"Dio ci troverà comunque"

 

voto 7.5 (per me qui su filmtv tutti i 7.5 diventano 4 stelle)

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