Regia di Ben Wheatley vedi scheda film
I disertori - A field in England – La Recessione.
Quando una persona che segue la Recessione propone qualcosa allo staff, non riusciamo mai a tiraci indietro. Sarà questione di orgoglio, forse siamo convinti di aver guadagnato un prestigio che sicuramente non ci meritiamo, così ci buttiamo subito nella visione della pellicola consigliata. Questa settimana ci hanno proposto "A field in England", tradotto in italiano "I disertori". La pellicola ci catapulta nell'Inghilterra del 1648, dove seguiamo le vicende di tre disertori e dell'alchimista Whitehead, il tipico personaggio che non è in grado di trovarsi l'uccello nelle mutande, servitore prendinculo di un erudito maestro a cui è stato dato il compito di trovare ed arrestare il, diciamo, rivale del suo mentore. Per i primi 35/40 minuti sembra di seguire una ricostruzione storica; dialoghi spicci caratterizzano questi personaggi che sembrano volutamente stereotipati, ma poi tutto va completamente in merda. Ai dialoghi stracciacazzo dei nostri protagonisti cominciano a inframezzarsi delle scene dove troviamo i personaggi fermi nella posa del compito in cui sono indaffarati, come se il regista volesse fare una istantanea del monento, il tutto a ricordare i quadri dell'epoca. Questi pseudo fermo immagine (sono gli attori che stanno immobili, non l'immagine a essere “bloccata”), servono a qualcosa? Vogliono forse enfatizzare il momento, mostrarci le omozioni di questi uomini nella loro staticità? Ma allo spettatore medio della palude danno l'idea di un espediente per allungare il brodo di una storia che non sta in piedi già da parecchi minuti, come se volessero eliminare il filo dal rasoio che ci sta scorticando le palle dalla noia, giusto per farci soffrire un poco di più. Ma ovviamente non è finità qui: il regista non vuole regalarci una noiosa ricostruzione storica, perché, dopo un tempo indefinito scandito da un milione di sorsi di caffè (unica emozione/sensazione positiva che interrompe il nostro coma vigile), il regista decide di buttarsi nella psichedelia! Esatto esatto, avete letto bene: la psichedelia! I protagonisti ingeriscono dei funghi allucinogeni serviti dal cattivone di turno, che non è altro che il famoso rivale del maestro di Whitehead, e via di sequenze di immagini a cazzo di cane che ritraggono i personaggi in scene di delirio, inframezzate dai “non fermi immagine” sopra citati. Da quel momento, qualsiasi trama sensata che potete immaginarvi va completamente a farsi fottere; tutto si fa più criptico, oppure il cervello dello spettatore medio è talmente in fase di scoreggiamento che non si riesce a più a dare un senso a niente di quello che si vede. Funghi allucinogeni, immagini che si ripetono in continuazione che ci portano ad un finale dalle mille interpretazioni, oppure semplicemnte riassumibile con l'espressione Fantozziana: ”una cacata pazzesca”. In conclusione, una pellicola fastidiosa come la gotta, noiosa e prolissa come un discorso della propria una suocera; sembra che il regista abbia visto troppi film di Jodorowsky/Kubrick, mettendo in pratica le lezione più sbagliate che i due registi gli possano aver insegnato. Chiunque ci abbia consigliato qyuesto film ci deve indietro due ore delle nostre vite e con gli interessi, visto che dopo aver visionato questo film sembrano passati vent'anni.
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