Regia di Clio Barnard vedi scheda film
Bradford, Inghilterra del centro nord, è periferia urbana, piccola città dominata da enormi centrali elettriche, che ne delineano il territorio. Qui, due ragazzini, figli iperattivi de "I Quattrocento Colpi", emarginati dalla scuola e dai compagni di (s)ventura, avvolgono il filo di rame della loro amicizia, fra la strada, la nebbia, i piccoli furti e i cavalli, che, per uno di loro due, diventano speranza e futuro. La Barnard pare la versione femminile di Ken Loach, per quanto duro e spietato è il racconto, tipico del grande cinema britannico a sfondo sociale degli ultimi quarant'anni almeno, ma ha una delicatezza tutta femminile nel tratteggiare i rapporti fra i due ragazzi e delle madri, sole e disperate, che in tutta quella pazzia fatta di case popolari, debiti, mariti inesistenti e troppi, troppi figli a cui badare, ne escono quasi come figure salvifiche, religiose. Ma qui, i protagonisti sono i due straordinari attori che nella loro frenesia, spingono il film verso la sua naturale conclusione, verso la lezione di vita più importante e definitiva. Un ritratto meraviglioso e commovente, che riesce a distinguersi nella massa dei film sociali arrivati in questi anni dalla Gran Bretagna. Un esordio, nel cinema di finzione, di assoluto rilievo, per un'autrice che potrebbe regalare altre bellissime sorprese in futuro. Intanto, "The Selfish Giant" è assolutamente da non perdere.
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