Regia di Richard Linklater vedi scheda film
Una coppia entra in crisi a causa di tensioni sotterranee a lungo represse, ma ineludibili.
Trattandosi addirittura di un terzo episodio (ma, ahimè, mi manca il secondo), ero pronto ad una piccola delusione. Però il film mi ha convinto, e non mi sembra inferiore al primo, che vidi tanti anni fa e che mi ricordo (quante opere ci passano sopra come acqua sui sassi?).
E' una pellicola basata sui dialoghi, con un occhio a Bergman e uno a Rohmer, senza però strabismo e senza perdere l'originalità. Questi dialoghi sono scritti a sei mani, dal regista, cioè, e dai due attori, e sono scritti bene. Sono verosimili conversazioni e liti di coppia, e sono anche una sfida alle mode cinematografiche del veloce e del semplice. Infatti, quei piani sequenza, quelle passeggiate, o quelle litigate in albergo funzionano, non annoiano, sono vere. Il che testimonia che tutti e tre credevano nel progetto e ci hanno messo del proprio, facendone un film personale e originale. Anche come recitazione, i due protagonisti convincono e non recitano da divi.
Sullo sfondo vediamo una coppia che cerca di andare d'accordo, ma minata da situazioni regresse che è praticamente impossibile metabolizzare e risolvere. Assume importanza anche il sentimento di paternità frustrata e mancata di lui, il quale sa che dovrebbe essere padre al bambino, ma vede che lo è assai poco. Dall'altro lato vediamo la divisione interna di lei, che si sente frustrata nella carriera a causa della nascita delle figlie; da una parte le ama, dalla'altra vorrebbe che non fossero mai nate.
L'errore fatale che sembrano aver commesso i due è stato perdersi di vista quando si erano conosciuti, perdendo quindi la vera occasione.
La fotografia ci offre alcune belle vedute della Grecia rurale e marittima, senza cadere nel cartolinesco.
E' un film che richiede un filo di sforzo, e che consiglio agli amanti dei dialoghi e delle introspezioni psicologiche. Se trovate, quindi, Rohmer o Bergman noiosi, astenetevi.
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