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Shadowhunters: Città di ossa

Regia di Harald Zwart vedi scheda film

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La recensione su Shadowhunters: Città di ossa

di supadany
4 stelle

Ennesimo (alla “n” esponenziale) tentativo (a questo punto, disperato?) di trovare un erede di “Twilight”, testo originario da classico “young adult”, si inserisce con pochi onori (anche in termini di pubblico) nel marasma di proposte in tal senso, senza figurare tra i peggiori, ma con troppi difetti che ormai, in pellicole di questo tipo, finiscono col balzare presto all’occhio.

Improvvisamente l’adolescente Clary Fray (Lily Collins) scopre di non essere una ragazza normale, ma la discendente di una dinastia di shadowhunters, atti a difendere il nostro mondo dai demoni.

Grazie ad un gruppo di suoi simili, scopre una realtà molto diversa da quella fin lì conosciuta, con creature maligne in cerca dell’occasione giusta per conquistare il potere e lei è proprio (ma va?) il tramite necessario per far ciò.

 

Robert Sheehan, Jamie Campbell Bower, Kevin Zegers, Jemima West

Shadowhunters: Città di ossa (2013): Robert Sheehan, Jamie Campbell Bower, Kevin Zegers, Jemima West

 

Pochi convenevoli, almeno non si perde (ulteriore) tempo e la protagonista di ritrova subito alle prese con una nuova dimensione tutta da scoprire e soprattutto con pericoli che la ledono in prima persona.

Un immaginario oscuro, ma senza traumi particolarmente disturbanti (ci si sta bene attenti anche di fronte alle più grandi catastrofi emotive), look decadente, ma troppo attento alla forma piacevole e nemmeno allestito in particolar maniera se non fosse per brevi frangenti (come la città di ossa che si vede giusto per pochi minuti).

E col passare dei minuti diviene tutto più caotico, si ammucchiano esseri di ogni tipo e con l’irruzione di vampiri e licantropi affiorano ricordi freschi (“Twilight”), non proprio portatori, loro malgrado, di buoni ricordi.

Ma se sulla quantità non ci si può lamentare, è la qualità a latitare, si fatica a ricordare qualcosa di particolare in una scena più che in altre e quando fa capolino l’amore, lei, lui e l’altro lui, è pure peggio, troppo “teen” per piacere ad altre latitudini, compresi gli sviluppi (a sorpresa?) seguenti che mescolano, più volte, le carte in tavole.

Forse ci si crede pure troppo, il che non è bene quando non si hanno grandi (effettive) sicurezze, in più se Lily Collins ci prova in tutti i modi (anche negativi, ma non è certo la principale colpevole), Jamie Campbell Bower è anonimo come pochi e tra i comprimari volti interessanti (Lena Headey e Kevin Durand) vengono sotto sfruttati.

Insomma, il panorama complessivo non è il massimo della vita, poi certo si avvale di confronti, il già citato “Twilight”, che in un certo senso lo rinvigoriscono, ma quanto proposto rimane troppo scostante, ricco di leggerenze che possono attizzare giusto un pubblico di adolescenti, ma verso tutti gli altri, che di certe creature hanno un tipo di ricordi, diventano falle non accantonabili a cuor leggero.

“Grandi” sforzi per pochi risultati.

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