Regia di Federico Fellini vedi scheda film
I componenti di un’orchestra si riuniscono per provare in uno spoglio auditorium ricavato da una chiesa sconsacrata, mentre fuori si sentono rumori minacciosi. Sono innervositi dalla presenza di una troupe televisiva e diventano sempre più insofferenti del loro rigido direttore, fino a che gli si ribellano apertamente. Poi una parete viene abbattuta da un’enorme palla di ferro, e tutti riprendono a suonare zitti e buoni. Nel cuore degli anni di piombo Fellini firma la sua opera più esplicitamente politica, anche se espressa in forma di allegoria fulminante (poco più di un’ora!). Il senso generale è abbastanza chiaro: l’anarchia produce per reazione la dittatura. Ma i dettagli non lo sono altrettanto, e lasciano un’inquietudine di sapore kafkiano (chi dirige l’impresa di demolizioni?). Stando a ciò che dice il direttore nell’ultima scena, sembrerebbe possibile anche un’altra interpretazione: l’arte può essere un rifugio per lo spirito nei momenti bui della storia. Una curiosità: la flautista partecipò al festival di Sanremo nel 1983, col nome di Sibilla, rimediando una figuraccia memorabile.
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