Regia di Jim Mickle vedi scheda film
Ancora Jim Mickle, uno che ha fatto quattro film, tutti meritevoli di visione. Questo "We Are What We Are" è il suo penultimo lavoro e il suo ultimo film horror, dopo il passaggio recente a un genere diverso, con il buon "Cold In July". Mickle non delude, è un regista solido, uno che, come dicevo in occasione della recensione di "Cold In July, se gli si dà tempo e mezzi, prima o poi, sfornerà un capolavoro. Per ora è serie A di bassa classifica, ma avercene. Qui racconta una storia di antropofogi moderni, legata stretta a un doppio filo biblico e ancestrale, dove la religione, ancora una volta, permea profondamente e benedice sinistramente gli atti estremi della famiglia Parker. Il film ha più di un rimando alla bella stagione degli horror anni settanta, Jim Mickle è un Tobe Hooper senza motosega, questa storia scura è narrata in modo lento e avvolgente, il marcio è svelato piano piano, le ossa vengono a galla una ad una, non ci sono esagerazioni splatter, non ci sono cedimenti a un facile horror da cassetta: tutto è quasi armonico, il viso angelico delle ragazze stona e inquieta, la pioggia ha sempre qualcosa di biblico, tutto è contratto per poi esplodere in uno stupefacente atto finale, che da solo vale la visione di questo film. Anche se ancora tendo a preferire "Stake Land", questo è il film più compiuto del regista americano, più corposo, denso e girato meglio. Un horror che vi farà lentamente a pezzi, partendo dalla vostra anima nascosta.
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