Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Diretto da Mario Camerini, che all’epoca era il numero uno assieme a Blasetti, nel 1941, è la versione cinematografica più fedele del capolavoro di Manzoni – la migliore è quella televisiva del 1965. Pleonastico ricordare la trama, più che altro sarebbe curioso far notare come quello che viene annoverato come il Libro Italiano per eccellenza non sia altro che il precursore nostrano della moderna soap opera (ma già l’Iliade, l’Odissea e ancor di più l’Eneide non son da meno), con personaggi memorabili (indimenticabili il tormentato l’Innominato e la libertina Monaca di Monza, il codardo Don Abbondio e l’impavido Fra Cristoforo) ed un intreccio degno di “Dynasty” o “Dallas”. Il film in questione sacrifica un disegno minuzioso dei protagonista e si affretta in molti passaggi a causa della durata, ma sono frequenti le legnosità, le dilatazioni, le freddezze. Tuttavia si lascia vedere anche per constatare l’immenso, per l’epoca, sforzo produttivo della Lux e per ammirare scenografie e costumi azzeccati. Camerini orchestra bene, al suo solito, e anche il cast non si fa dir male, a partire da Gino Cervi nei panni, improbabili per età, di Renzo, passando per il Don Abbondio di Armando Falconi, il Cardinale Borromeo di Ruggero Ruggieri (che poi sarebbe la voce del crocifisso di “Don Camillo”, con Gino Cervi, guarda caso), l’Innominato di Carlo Ninchi e la Gertrude di Evi Maltagliati. Non di facile presa, ma con un discreto fascino.
OK.
Voto: 6.
OK.
Il saggio Cardinale Federigo Borromeo.
Lucia, remissiva e innocente.
Un po’ improbabile per età, ma i grandi attori si riconoscono sempre.
Orchestra bene il cast e dirige con garbo.
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