Trama
Quattro amici gestiscono una squadra di calcio di rifugiati politici e sperano di farla partecipare al campionato cittadino. Durante l'estate, hanno in gestione un campo abbandonato nel quartiere di Pietralata, dove allenarsi e prepararsi. Ciò, però, accende le proteste del comitato di quartiere che, rivendicando l'uso della struttura, ottiene grazie a un abile avvocato un'ingiunzione di sgombero. Pur di non rinunciare al sogno, i calciatori si barricano nel campo per quattro giorni.
Approfondimento
BLACK STAR: LIBERI DI GIOCARE
Black Star è il lungometraggio d'esordio di Francesco Castellani, regista, filmaker e sceneggiatore romano. La storia raccontata attinge dalla realtà e porta sullo schermo le vicende di un'anomala squadro di calcio di rifugiati. Ecco come lo stesso Castellani descrive la sua opera in occasione della presentazione fuori concorso al Festival internazionale del film di Roma 2012: «Black Star è liberamente ispirato ad una vera squadra di calcio di rifugiati, la "Liberi Nantes Football Club". Ho conosciuto la squadra nel 2007 su un polveroso campo di calcio della periferia romana in occasione di una partita contro una squadra di ragazzi romani. In campo appariva uno striscione: “FREE TO PLAY” c’era scritto sopra. Credo che la suggestione di partenza del film sia stata proprio in quel “liberi di giocare”; l'aspirazione cioè ad uno spazio di gioco che è anche di vita e di espressione. Un bisogno comune a tutti, che vale per un campo su cui giocare ma vale per la vita, per il lavoro, per il talento e per l’amore; vale per un rifugiato, per un clandestino, ma anche per un qualunque ragazzo italiano. Tutti cerchiamo la nostra strada, il nostro destino e una dimensione di vita da vivere liberamente. E tutti allo stesso modo questa possibile libertà la sentiamo minacciata dalla precarietà e dalla paura.
Il film racconta una disputa di quartiere per un campo di calcio abbandonato, una vera e propria "guerra tra poveri", che è anche una scoperta dell'Altro. I personaggi che nel corso della vicenda si confrontano e si scontrano, fanno da specchio alle pulsioni e alle paure a cui ci spinge il disagio di vivere il nostro tempo, ma sono anche il riflesso dei sentimenti e degli slanci istintivi che possono darci la forza di cambiare una situazione. Non volevo realizzare un film “sulla Migrazione” ma raccontare piuttosto una storia di relazioni umane in bilico tra commedia e tensione. Il fenomeno della migrazione entra di riflesso nella vicenda, come catalizzatore di tensioni tra persone calate in una realtà quotidiana nella quale l'incertezza e la precarietà del vivere accomunano migranti e non migranti, ugualmente privi di identità e stabilità».
LA LIBERI NANTES FOOTBALL CLUB
La Liberi Nantes Football Club è una squadra di calcio interamente composta da giocatori vittime di migrazione forzata e partecipa al campionato di terza categoria sotto il patrocinio delle Nazioni Unite. È la prima squadra in Italia, a carattere permanente, che ha scelto di rappresentare il popolo dei rifugiati e di tutti coloro che sono costretti a scappare dal proprio paese per sopravvivere: i migranti forzati. La rosa della squadra, che ha come colori sociali quelli delle Nazioni Unite, si compone di circa 25 elementi e vede tra le proprie fila atleti afgani, eritrei, guineani, irakeni, nigeriani, sudanesi, togolesi, centroafricani, etc. Si tratta comunque di una realtà “aperta”, che cerca di coniugare le necessità proprie di una squadra di calcio, con quelle dei suoi atleti, uomini impossibilitati a pianificare i propri tempi, le proprie disponibilità e più in generale il proprio futuro. I ragazzi che compongono il Liberi Nantes Football Club, appena arrivati in Italia, non hanno un lavoro, vivono in centri di accoglienza e si appoggiano a tutte le strutture di assistenza che offre la città di Roma.
IL MONUMENTO AL MIGRANTE IGNOTO
Per Black Star è stata realizzata dagli Sprout una scultura monumento "al Migrante ignoto", creata in memoria di chi fugge dalla propria terra e dedicata alle vittime della migrazione forzata. Rappresenta una “Casa di fortuna” (luogo da cui si fugge e luogo da ricostruire); rappresenta altresì un "passaggio”, un “tunnel” (metafora del viaggio, del cambiamento da una vita all'altra) interamente rivestito di radici/ spine/germogli, metafora di una vita che non si arrende e che cresce tenace arrampicandosi a qualsiasi struttura che possa somigliare ad una “casa”. Quest'opera restituisce i nomi e le anime di chi ha perso la vita nel viaggio, attraverso 300 elementi agganciati a un cavo di acciaio montato come una spirale. Tra questi 300 elementi in ceramica ce ne sono 28 predisposti per essere fischiati. Inoltre, quattro antenne in ceramica sovrastano l'opera e segnano la rotta, lanciano un segnale, faro per quelle vite che fuggono alla ricerca di una condizione umana più dignitosa.Il monumento entra a far parte di un intero capitolo del film e lo chiude con un originale concerto di fischietti che fanno da richiamo a chi si è perso nel viaggio. Le scene finali di Black Star ruotano infatti intorno al monumento metafora del lieto fine: l'opera degli Sprout, bianca e candida, è un sacro altare dove far incontrare le mille lingue e le mille culture di chi fugge e non può più tornare indietro.
Note
Lo script di Castellani e Turchi si pone le domande giuste, ma le sviluppa come peggio non si potrebbe. Preda di qualunquismi e luoghi comuni, al campionario di frasi fatte di entrambe le fazioni in gioco unisce l’abisso del metaforismo calcistico, perché con lo schema 4-3-3 «si attacca tutti insieme, però si difende tutti insieme». Sotto le mentite spoglie di un film si annida un prodotto dalla grana televisiva, del tutto privo di ricerca cinematografica e mai in grado di aderire al reale come vorrebbe.
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
Ispirato a una storia vera. Film bello, profondo, divertente. Da vedere assolutamente !
commento di DelfinoDelfino