Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
Pastrocchio senza senso, diretto da un regista sovrastimato, qui in grado di sperperare un buon budget per arrivare ad ottenere un prodotto insopportabilmente demenziale...
Un gruppo di rapinatori (uno con figlio di dieci anni al seguito) dopo un assalto in banca, seguente all'arrivo di un portavalori, sequestra un taxi con autista e cliente. L'idea è una fuga all'estero, direzione Francia, ma sul percorso la banda deve passare per Zugarramurdi, paese popolato da streghe.
Inguardabile guazzabuglio diretto senza alcuna attenzione ai contenuti. De la Iglesia non riesce a valorizzare quel poco di senso che la bruttissima sceneggiatura sfiora per errore (la relazione destinata al fallimento tra uomo e donna; le rimesse per il maschio quando un divorzio conduce davanti al tribunale). Al di là dell'incapacità di abbracciare un tema (alla faccia dei cross over o terroristi del genere) qui convergono troppi registri narrativi, al punto che il demenziale (purtroppo non ricercato da un regista che ha -evidentemente e di certo in questo caso- sbagliato mestiere) la fa da padrone.
I dialoghi sono di puerile volgarità, la violenza gratuita stempera in grottesco con la sarabanda finale, dove tutti rincorrono tutti (come in una comica mal riuscita di Stanlio e Ollio) e le streghe si menano svolazzanti come pipistrelli. Tra scene da mal di testa (una megera passeggia sul soffitto in un brutto e irrisolto effetto speciale) e sperpero di denaro (la gigantesca e rivoltante grande strega, dalle tettone cadenti, e la pelle flaccida è un esempio magistrale di soldi mal investiti) va in scena uno dei più inguardabili film mai realizzati al cui confronto i lavori di Ed Wood appaiono pietre miliari della settima arte. La banalità di messa in scena ha effetto sfiancante per lo spettatore che dopo i primi passabili quindici minuti (quelli della rapina e fuga) viene trattato dal regista al pari di un bambino (all'interno di un parco giochi) con basso QI.
A rendere ancora più antipatico il film è l'evidente -non dichiarata- derivazione: qui infatti De la Iglesia ha copiato spudoratamente il plot Dal tramonto all'alba, utilizzando la stessa tecnica di dialoghi "alla Tarantino" frenetici e surreali e sostituendo ai vampiri le streghe. Per una cosa però il fim sorprende, ovvero per gli incredibili consensi ottenuti da una critica ufficiale evidentemente cieca (e di parte nazionale) portandosi a casa otto premi Goya ed altri riconoscimenti, e su un pubblico prevenuto al contrario per il quale, visto che firma un regista che (chissà perché) è stato fin dagli esordi sovrastimato... tutto quello che realizza deve essere per forza riuscito.
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