Regia di Bernard Rose vedi scheda film
Niccolò Paganini ha un talento smisurato, nessuno suona il violino come lui, ma è ancora incompreso e malvisto in ogni corte e in ogni teatro, soprattutto per il suo modus vivendi debosciato. Alcol, droga, sesso e rock’n’roll: pare infatti una rockstar, il «Jimi Hendrix del suo tempo» come dice il protagonista David Garrett. Il quale Garrett è il principale (per chi scrive l’unico) motivo di interesse del film. Un violinista vero, molto bravo, esecutore delle performance da lui stesso anche arrangiate. Non un attore però; la sua recitazione è faticosa, schematica, elementare nel passaggio dallo stato d’ebbrezza stupefacente alla “normalità”. Si naviga a vista anche sul resto. Assistiamo alla storia del patto col diavolo (interpretato dall’impostatissimo Jared Harris) rimpiangendo Klaus Kinski e il suo delirante Paganini (1989) finché a un certo punto si perde curiosità per tutto quel che accade, anche per l’arrancare di una regia senza ritmo nonostante il dimenarsi, capelli al vento, di Garrett. Peccato, davvero. Bernard Rose resta un autore interessante, sia in campo horror (Candyman - Terrore dietro lo specchio) sia per il lavoro recente sui racconti di Tolstòj con i film Boxing Day (visto a Venezia 2012) e 2 Jacks. Il violinista del diavolo, nonostante Rose ne parli come di un progetto molto personale, è però un passo falso.
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