Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film
John May è un omino grigio e meticoloso, fa l’impiegato comunale a Londra e da 22 anni ha l’incarico di rendere le estreme onoranze a chi è morto senza lasciare nessuno al mondo: come il Bartleby del racconto di Melville, addetto allo smaltimento delle lettere non recapitate, entra quotidianamente in contatto con esistenze incompiute e vi vede rispecchiata la propria desolata solitudine; cataloga le foto dei defunti in un grande raccoglitore (qui il personaggio può ricordare quello di Robin Williams in One hour photo, senza però arrivare al suo grado di patologia), vi si immedesima, reinventa la vita che hanno potuto avere e ne trae spunto per confezionare un sermone funebre da fare poi recitare al prete di turno. Questi comportamenti acquistano una particolare intensità quando muore uno sconosciuto che abitava nel palazzo di fronte al suo: un ex militare che aveva lasciato il lavoro, aveva seminato in giro un paio di figlie, era finito in galera e ora viveva da alcolizzato in un tugurio; John sa che sarà l’ultimo caso di cui dovrà occuparsi, dato che gli è stato notificato il licenziamento per tagli al personale, e ci si mette d’impegno per realizzare il suo capolavoro. Un film tristissimo coronato da un finale luminoso, commovente, consolatorio nel modo giusto: le persone dimenticate da tutti non dimenticano l’unico che si è ricordato di loro. Il valore aggiunto è un Eddie Marsan perfetto per il ruolo, un brutto anatroccolo animato dalla pacata determinazione di chi sa di fare la cosa giusta.
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