Passi il minimalismo come forma cinematografica, uno stile narrativo che può anche dar luogo a grandi realizzazioni. Guai, invece, se da forma il minimalismo diventa contenuto. E’ quanto avviene secondo me con questo avvilente film inglese. Ad un piccolo funzionario comunale è affidato un incarico che più inutile non riesco ad immaginare: organizzare i funerali di persone trovate morte e senza alcun legame sociale o di parentela. La discutibile utilizzazzione di denaro pubblico incombe ad un personaggio piccolo piccolo, metodico e igienista, un uomo senza affetti e solipsista ai più alti livelli. Come se non bastasse, la sua vicenda si svolge nel più triste dei contesti: un brutto appartamento in un quartiere deprimente, parchi (e disgustosi) pasti consumati in solitudine, un ufficio che è un istigazione al suicidio. Durante l’intera visione, sono restato in attesa di una scintilla, di qualche cosa che desse ossigeno ad una narrazione lenta e ripetitiva. Nel finale, il mediocre protagonista riesce a ricucire un passato e alcune relazioni intorno al suo ultimo defunto. Che soddisfazione!
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