Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film
Il salto di Pasolini, nessuna parentela, da produttore di certa fama a regista, è sicuramente positivo. Esordisce, infatti, con questo film lieve, che pur parlando di morte, dice molto sulla vita, con un tono sommesso e delicato. Qui, a mio avviso, casca l'asino: la storia è fin troppo trattenuta, di una consistenza che sfiora l'impalpabilità, fantasmatica, e si fatica un poco ad arrivare in fondo all'ora e mezza. Avrebbe avuto maggior risalto nella forma del mediometraggio, ma tanto fa. Ha dalla sua, comunque, uno straordinario Eddie Marsan, nel ruolo della vita, dopo molte ottime caratterizzazioni, grigio, autistico, rigoroso, impiegatuccio comunale che sta in mezzo al Jonathan Pryce di "Brazil" e l'allampanato Bill Murray di "Broken Flowers". La sua dedizione nel restituire dignità alla solitudine, è commovente, sincera ed è il vero incanto del film. Il non detto è il motore umano e intimo che spinge il film ad un'esperienza diversa, sicuramente originale. Lo svolgimento, un po' ripetitivo, ne è, invece, il punto debole. Cinema, comunque, straniante. Da vedere e da incoraggiare, per uscire dalle solite storie trite e ritrite.
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