Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Un prete missionario piemontese in partenza per il Kenya, di passaggio a Napoli, si accorge delle misere condizioni di vita in cui versano i bambini rimasti orfani: decide di fermarsi e cercare di fare qualcosa per loro, ma si scontra con l’indifferenza della gente e delle autorità. Il modello esplicitamente dichiarato è La città dei ragazzi, quindi sappiamo cosa aspettarci: una vicenda edificante, improntata all’ottimismo, dove anche il Franti di turno alla fine si ravvede. Ovviamente c’è dietro anche il neorealismo (evidente il calco del secondo episodio di Paisà, con il soldato nero prima derubato e poi impietosito), ma un neorealismo superficiale ed edulcorato, con vistosi cedimenti al folklore (si vede persino un pazzariello, definito da un personaggio “roba dell’Ottocento”); però Comencini, qui al suo esordio, mostra già una notevole attenzione per il mondo dell’infanzia. Irriconoscibile Adolfo Celi nei primi 15’, quando ha un barbone lungo fino al petto.
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