Regia di Andrés G. Schaer vedi scheda film
Per raccontare una favola sull’accettazione del diverso, Andrés G. Schaer sceglie un gorilla albino con i trascorsi del Grande Joe e le fattezze di un bambino under 6. Orfano e ghettizzato per la sua particolarità tricotica, Fiocco di Neve viene adottato da Paula, preadolescente che preferisce il gioco del pallone alle timide attenzioni del coetaneo Leo. Dirottato poi sullo zoo di Barcellona, Fiocco non trova una casa accogliente ma un manipolo di (dis)simili ostili: una gita dalla Strega del Nord che «esaudisce ogni tuo desiderio» sembra la soluzione. E benché le strade che portano a destinazione siano sempre infinite, il regista argentino sceglie quella lastricata di buone intenzioni. Cgi e live action si prendono per mano affettuosamente, in questo film antiomologazione che non si pone il problema dell’originalità. Così le battute di Paula sono slogan contro il razzismo che repetita iuvant, così i genitori sono stati sfornati da uno stampo “no problem”. Il cattivo è un patetico sfigato: non lo fa per denaro, ma per scrollarsi di dosso la jella. Viene ugualmente dileggiato e punito. Perché come i colori sparati dei Sixties da cui la storia (vera) è tratta, il saggio educativo è repellente alle mezze tinte. Bianco o nero, Fiocco ha lo sguardo curioso e limpido del bambino, ma i piccoli spettatori saranno più attratti dagli occhioni blu della scimmia che dalla sua parabola esistenziale.
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