Regia di Andrés G. Schaer vedi scheda film
Un gorillino albino viene catturato nella giungla e portato a Barcellona a casa di un etologo. Qui trova amicizia fraterna in Paula la figlia adolescente dello scienziato in attesa di essere trasferito tra i suoi simili nello zoo della città. Purtroppo il gorilla star del recinto non lo accetta perché “diverso” mentre i due fratellini si dimostrano di più ampie vedute.
Nello stesso tempo un noto iettatore carico di inutili amuleti, per liberarsi della sfortuna che lo perseguita decide di rapire il gorillino – ribattezzato Fiocco di Neve dalla padroncina per via del manto candido - perché in grado di scacciare gli effetti nefasti della sfiga. Intanto la bestiola scappa per andare da una strega, bellissima e avida, per farsi cambiare il colore del pelo con un incantesimo . Alla fine tutto è bene ciò che finisce bene. Soprattutto finisce, questa agonia per bambini attirati al cinema dalle fattezze pupazzose del piccolo gorilla. Tanto carino e tanto dolce.
Produzione spagnola, entusiasta e coraggiosa a dire il vero, che mischia attori reali con esseri digitali – i gorilla e un insulso panda rosso con manie zen – ma rinunciando all’iperrealismo in favore di una caratterizzazione quasi cartoon del personaggio principale. La scelta è ovviamente diretta a adeguare il grazioso primate alle aspettative dei bambini, pubblico verso il quale il film è rivolto. Ma risulta evidente come la carenza di mezzi e di capacità faccia storcere il naso allo spettatore avvezzo alle diavolerie digitali in voga nel cinema del fantastico, a causa dell’approssimazione del risultato. In alcuni momenti l’animazione è imbarazzante per sciatteria e il “vorrei ma non posso” della produzione risulta pacifico.
Ancora peggio dal punto di vista della storia. Una vicenda con morale ove il diverso – stavolta bianco – subisce una persecuzione a sfondo razzista per via del colore della pelle e l’ottusità del persecutore risalta in modo evidente in contrasto al candore immacolato del vessato del quale si immagina un eguale candore morale. L’apprezzabile intento educativo che fa da sfondo alla vicenda scompare con la realizzazione del film. La storia stravista, chiassosa e banale, povera di personaggi carismatici e diretta proprio male – ritmi e tempi sbagliati, lungaggini inutili - nei risvolti narrativi adagia il tutto su una comicità slapstick senza verve ove il cattivo trova la giusta punizione e i buoni investiti da un trionfo di melassa trovano il loro posto nel mondo. Con tanto di fuochi artificiali finali. Alla fine il fastidio per questo buonista gorilla bianco è tale che viene voglia di imbracciare il fucile e darsi al bracconaggio. I bambini si divertono un po’ almeno finché il gorillino bianco sgrana gli occhioni azzurri e fa le capriole. Per gli adulti accompagnatori è un’incudine poggiata sulle palle.
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