Regia di Giorgio Capitani vedi scheda film
Vita, opere e turbamenti di Rita Lotti, vissuta a Cascia fra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento, sposa di Paolo Mancini (vittima delle faide fra guelfi e ghibellini) e successivamente divenuta suora.
Come fiction televisiva, Rita da Cascia ha anche qualche carta in regola (tutte sarebbe francamente eccessivo). Per lo meno si devono apprezzare gli sforzi fatti da scenografi e costumisti per ricreare un verosimile Trecento/Quattrocento ai giorni d'oggi; certo però che affidare poi il ruolo della protagonista a Vittoria Belvedere - considerazione valida per qualsiasi tipologia di protagonista, non solo per Santa Rita - è un delitto vero e proprio, in termini artistici, e anche un bel passo indietro per la resa dell'intero lavoro. Se il co-protagonista Martin Crewes, semisconosciuto angloaustraliano, non sembra tanto meglio della sua partner sul set, c'è comunque una parte marginale per Adriano Pappalardo a chiudere definitivamente l'argomento-casting (nonostante la presenza, in ruoli ancora meno importanti, di Lina Sastri, Giacomo Piperno e Sydne Rome). Altro particolare da valutare con attenzione, la sceneggiatura di Elisabetta Lodoli e Maura Nuccetelli si attiene quanto basta ai fatti storici, per poter romanzare con tutto il gusto possibile, trascinando di quando in quando la storia nel patetico, nel lacrimevole, nel sentimento facile (con un occhio di riguardo, chiaramente, alla simpatizzazione massima verso il personaggio centrale del film). Due puntate di poco più di cento minuti ciascuna: formula classica per i prodotti tv di questi anni; qui il 77enne Capitani, esperto delle sceneggiate catodiche, è impegnato per Mediaset. Data la destinazione e il relativo pubblico, quindi, ci si poteva aspettare perfino peggio. 3/10.
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