Regia di Dino Risi vedi scheda film
Giovanni Bertazzi, giovane soldato diciottenne in permesso premio, ha l'incarico di accompagnare fino a Napoli il capitano in pensione Fausto Consolo, rimasto cieco a causa di un'esplosione accidentale, il quale deve recarsi dall'amico Vincenzo, anch'egli non vedente. In viaggio attraverso Genova, Roma e poi Napoli, Giovanni imparerà a conoscere il burbero Fausto e verrà a conoscenza del dramma interiore di un uomo che non accetta la sua menomazione...
Dino Risi dirige il grande e indimenticato Vittorio Gassman e il talentuoso e compianto Alessandro Momo in questa commedia dai toni drammatici e malinconici, dotata di una leggerezza ed eleganza rare nel cinema odierno e che non scade mai in facili sentimentalismi né in battute volgari, ma prende per mano lo spettatore con il suo dolce tocco melò e lo guida attraverso il delinearsi delle caratterizzazioni dei protagonisti e il loro viaggio esteriore/interiore verso la luce. Non è un caso che Gassman ci viene mostrato per la prima volta in una stanza buia con poca luce filtrante, mentre nel finale lui e la bellissima e bravissima Agostina Belli sono letteralmente innaffiati da essa. Perché il viaggio dello scontroso e ironico ex-capitano è una trasmigrazione dal buio interiore alla luce della liberazione da una condizione di vita opprimente e angosciosa che lentamente gli stava togliendo la voglia di vivere. Inizialmente ci appare quasi un personaggio cinico, un viveur di prima categoria, paradossalmente sempre allegro e pieno di vitalità, ma tutto ciò nasconde il vuoto interiore, la sofferenza di un'anima lacerata prima ancora che di un corpo a cui sono stati tolti la vista e la mano sinistra, una flebile luce in procinto di spegnersi che non accetta il fatto di dover dipendere da altri e di essere (superficialmente) considerato un infermo. La ricerca dell'amore carnale nasconde il bisogno di un sentimento autentico da troppo tempo autonegatosi, forse perché interpretato come un gesto pietoso o semplicemente rifiutato per non essere di peso ad altri, l'amore della giovane Sara che, tutt'altro che impietosita, lo ama per l'uomo che era e che è ancora e che tornerà ad essere. E come ogni viaggio che si rispetti, sarà anche l'occasione per Giovanni di maturare e fare esperienza nel mondo degli adulti e di andare oltre le apparenze, al punto che, lamentatosi più di una volta durante la loro convivenza delle prese in giro e dei modi bruschi del suo vecchio compagno di avventure, nel momento del saluto non dirà "addio" bensì "arrivederci", poiché dalla loro compagnia forzata è nata una sincera amicizia.
Pellicola dunque che ci invita ad andare oltre alle nostre disgrazie e a prendere ogni accadimento della nostra vita come un'occasione per ricominciare da capo e migliorare, a non cedere di fronte al buio bensì a ricercare sempre la luce, magari lasciandoci guidare ad occhi chiusi da qualcuno che ci ama, come Fausto che finalmente si lascia prendere per mano e condurre verso casa da Sara, la quale non aspettava altro da una vita, ovvero che l'uomo per cui aveva sempre sospirato accettasse lei e quindi se stesso. Ed è giusto una volta di più ricordare come gli attori siano perfetti nel tratteggiare le rispettive parti con tutte le sfumature al posto giusto: Alessandro Momo, con i suoi occhi serafici e birichini, è simpatico e divertente nei panni di Giovanni Bertazzi; Agostina Belli è dolce come il miele e i suoi splendidi occhi esprimono a dovere l'innocenza di un amore sofferto ma intenso; Vittorio Gassman è un vero leone d'attore ed eleva con la sua impagabile interpretazione un film ormai diventato classico, ed è ancora più incredibile se si pensa a come abbia fatto a interpretare in maniera così convincente un cieco senza che i suoi occhi perdessero la capacità di parlare allo spettatore prima ancora della lingua. Quindi, per una volta, fingiamo che non esista alcun remake; d'altronde basta chiudere gli occhi e lasciarsi condurre per mano.
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