Regia di Dino Risi vedi scheda film
Una storia a base di odori, umori, sapori, pensieri, istinti e fremiti. In questo film, al visibile si sostituisce il palpabile; l’azione, più che di parole e gesti, è fatta del tocco delicato che si posa sulle piccole sporgenze di gioia e di dolore, su quei rilievi appena percettibili di cui è cosparsa la vita e che sono i segnavia del nostro cammino esistenziale. Quando, con la perdita della vista, il mondo si fa buio, la memoria e l’immaginazione diventano fantasmi tangibili, che riempiono l’aria di forme morbide, di caldi suoni e di effluvi penetranti. Il profumo di donna è l’emanazione di tutto ciò che, come il sogno, è desiderabile, però sfuma nella fantasia, dove si mescola con il confuso coro dei ricordi sepolti. È la metafora di tutto ciò che, pur essendo reale, sfugge allo sguardo e quindi, come uno spettro, non è né vicino né lontano, ma è semplicemente ovunque, ed invade l’atmosfera con la sua presenza. Il suo richiamo è poesia eterea per la mente, ma tentazione carnale per il corpo; esso è quindi l’anima non di un individuo, non della persona amata, ma dell’eros in sé, ossia di quell’impulso atavico ed universale che è il respiro stesso della creazione.
Il maestro Dino Risi, lirico cantore della quotidianità, è capace di rendere straordinaria la normalità, e di scovare l’essenza nobile dell’ambiente popolare. E qui compie il miracolo di trasformare la disgrazia in privilegio e di fare, del nulla che circonda l’occhio cieco, un tutto sconfinato e impenetrabile: un profondo spazio intergalattico, che, nel cuore dell’universo, racchiude il percorso mutevole ed il senso sfuggente del destino umano.
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