Regia di Giuliana Gamba vedi scheda film
Una donna lascia il marito, uomo troppo brutale e perverso a letto, e comincia una relazione con un timido ragazzino effeminato, che immediatamente travolge in un turbine di sesso e violenza.
All’origine di una pellicola come Profumo c’è presumibilmente il successo ottenuto dai Vanzina con Sotto il vestito niente (1985), lavoro che coniugava un erotismo nemmeno troppo sottile con l’ostentazione futile del lusso e dell’eleganza fini a sé stessi tipica di quegli anni e rimescolando il tutto in salsa thriller: sangue, sesso e morte, con una preponderanza netta del secondo elemento. Profumo, sceneggiatura di Massimo Cerati e Giuliana Gamba, rappresenta per quest’ultima la quarta regia, ma la prima non esplicitamente hard; il compromesso con il cinema ‘per tutti’, quello più propriamente detto e che gira nei circuiti delle comuni sale cinematografiche insomma, però non funziona, decisamente. Perché questo film non ha né capo, né coda, tanto per cominciare; perché gli interpreti (Luciano Bartoli, Florence Guerin, Robert Egon, Stefano Sabelli) non sanno palesemente da che parte farsi; perchè per la maggior parte del tempo la macchina da presa indugia su particolari anatomici non richiesti e accoppiamenti carnali più o meno verosimili (spettacolare – ricordandoci che non sempre ‘spettacolo’ si associa a qualcosa di positivo – la scena di penetrazione vaginale per conto di un dito del piede di Egon); e per un’infinità di altre ragioni facilmente intuibili. Il film, in pratica, non c’è: c’è solo una produzione pur dignitosissima (Galliano Juso) con cast tecnico altrettanto professionale (fotografia di Giorgio Di Battista, scenografie di Claudio Cinini, montaggio di Sergio Montanari) e con una regia non particolarmente attenta che mette insieme in qualche modo una storiella pruriginosa; l’unico merito inequivocabile di Profumo va oltre i suoi intenti: ed è quello di ricordarci quanto fossero imbarazzanti gli anni Ottanta. 2/10.
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