Regia di Jean Cocteau vedi scheda film
Da un titolo di un film come "L'aquila a due teste" uno non sa cosa aspettarsi, specie se il regista è Jean Cocteau, che si è distinto per il suo forte e barocco gusto per l'onirico. Chissà cosa sarà questa aquila a due teste, qualche strana figura mitologica?, o qualche figura da lui inventata? Fin dall'inizio il film non promette niente di tutto questo, anzi, propone qualcosa di più interessante: uno strano racconto di fantapolitica e di sentimenti, molto intellettuale e nonostante una certa letterarietà, molto intenso. Una regina copre il suo volto da chiunque, non si fa vedere, fatta eccezione per il servo muto e la sua lettrice. Quando irrompe nella sua stanza un anarchico con l'intenzione di ucciderla, lei lo nasconde dalle guardie che lo inseguono, e tra i due si crea una strana intesa, basata innanzitutto sul compromesso che da lì a tre giorni uno dei due avrebbe ucciso l'altro. La storia poi prosegue complessa, è inutile riportare tutto, ma già dal principio si vede che ben altro, oltre la semplice intenzione di accusare un certo tipo di aristocrazia con tutte le sue arroganze e la sua sete di potere, è l'interesse di Cocteau. Uno dei più curiosi ibridi di sentimentalismo e politica, davvero interessante, coinvolgente anche nei dialoghi più lenti. Strano però che il finale sia tanto prevedibile.
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