Regia di Dario Argento vedi scheda film
Il film poggia su di un sobrio impianto formale, in cui irrompe, con un improvviso effetto lacerante, l'assalto del terrore. Lo schema portante è una fine e rigida intelaiatura di teorie, che la violenta mano della follia prontamente strappa. Questo caotico elemento di disturbo ha gioco facile in un contesto dominato dalla ragione, che appare debole, instabile e incerta, essendo basata sulla percezione e sulla memoria, facoltà tipicamente limitate, mentre la pazzia è potenza pura, che non si lascia soggiogare, forte della sua imprevedibilità ed inspiegabilità.
Dario Argento dimostra di amare le scenografie teatrali, provviste di elementi pittorici, scultorii ed architettonici. Il suo gusto per l'arte va di pari passo con la sua fede in quel pensiero estroso ma disciplinato che è l'intuito, paragonabile ad un raffinato arabesco della mente. È questo l'unico strumento che possa fare breccia nel muro che ci separa dall'ignoto. "Profondo rosso", prima che un film horror, è un thriller purissimo, privo di connotazioni poliziesche, e nel quale il filo conduttore non è l'azione, bensì la ricerca, ed il fattore determinante non è l'efficacia del piano, bensì l'imperscrutabilità del caso. La verità non è un'ombra che si rifugia nei bassifondi, ma un arredo dimenticato che riemerge da dietro le quinte della storia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta