Regia di Dario Argento vedi scheda film
Accusato da molti critici italiani di essere un film che si compiace di essere fin troppo macabro, "Profondo Rosso" é invece uno dei migliori film della storia del cinema, famoso non solo in Italia ma anche all'estero. Un cult immortale che ancora oggi sorprende in tutto e per tutto. Titoli iniziali: possiamo sentire la raggelante e perfetta Main Theme scritta da Gaslini ed eseguita dai Goblin; lieve interruzione in cui si intravede un'ombra che colpisce un'altra, mentre un urlo infantile rende il tutto ancora più misterioso: poi due piedi e un coltello insanguinato... Il dubbio cresce, i titoli e la canzone riprendono. L'abilità di Argento sta nel tenere incollato lo spettatore si dalle prime immagini: così l'assemblea di parapsicologia tenuta da Helga Hulman riesce a spaventare e a far crescere ancora di più l'interesse ("Tu... hai già ucciso!"). La trama e l'intreccio sono perfetti, calcolati in tutto e per tutto e per far sì che i colpi di scena abbondino e la tensione sia sempre alle stelle; l'ironia sadica di Argento condisce un po' il tutto. I siparietti fra Hammings e la Nicolodi non sono affatto inutili come si potrebbe pensare: la comicità superficiale lascia posto all'ambiguità, perchè iniziamo un po' tutti a dubitare che l'assassino possa essere proprio colei di cui tanto ci fidiamo, ossia la simpatica quanto matta Gianna. Gli omicidi sono di una violenza rimasta quasi ineguagliata (anche se "Tenebre"...): indimenticabile l'omicidio di Giordani, che con un "prologo" silenzioso e tesissimo sconfina nella pazzia e nel dolore (i suoi denti vengono sbatutti in tutti gli spigoli possibili, poi il suo collo viene trapassato da una lama). Le ambientazioni, il vento e il dettaglio sono particolarità dello stile superbo di Argento: case maledette, corridoi pieni di specchi ambigui e gotici, il colore grigio che è predominante insieme al rosso del sangue, le sequenze in cui il killer gioca con degli oggetti-feticcio e con le sue armi, il vento che muove le foglie e trasporta la morte dappertutto (l'assassino arriva sempre prima di Mark ed è una figura fantasmagorica e onniscente). Il piatto forte di "Profondo Rosso" resta comunque il finale-shock: se Carlo fosse stato l'assassino, il film non sarebbe stato ciò che è davvero. Ma il particolare del testimone che ha visto ma non ha capito, dell'occhio che ha captato e del cervello che non ha rielaborato è una metafora di alto cinema: corrisponde allo spettatore (in fondo tutti abbiamo avuto la possibilità di vedere quel volto, ma non siamo stati capaci di farlo) che non è perfettamente attento a tutta la visione della pellicola ed è sempre più passivo di fronte alle immagini che gli scorrono davanti. Resta comunque il fatto che nessuno,e proprio nessuno, è stato incapace di restare indifferente di fonte ad un colpo di genio così elaborato e terribile. "Profondo Rosso" resta il miglior Argento di sempre, ed anche un capolavoro del cinema. Voto: 10
Trama di una complessità elaborata, che tocca i temi della psicologia, della morte più oscura, della sofferenza (fisica e non), del trauma, della paura pura. Un insieme di immagini e colpi di scena che arrivano ad una fine che persino il più infallibile dei detective non avrebbe potuto pensare...
Ma cosa bisogna aggiungere di commenti riguardo alla colonna sonora di "Profondo Rosso"? Mitica, eccezionale, storica, perfetta, terribile e tutti gli aggettivi migliori per descriverla.
Non si può cambiare nulla a questo cult storico.
Cavolo, che attrice! Una parte piccola ma importantissima (é l'assassina, vorrei ben dire!), in cui inserisce tutta la perfidia che l'animo umano può permettersi...
È sempre stato un attore fra i più rischiesti per i film italiani, e qui dà la conferma della sua intensità e della sua passione per il suo lavoro.
Attrice colta, impegnata, fin troppo perfetta ma che regala momenti davvero di altissima scuola: si arriva persino a dubitare di lei, tanto é maliziosa, sensuale, divertente ma, dopotutto, misteriosa.
Il suo personaggio é un uomo forte e coraggioso, e lui riesce a dare tutti gli elementi per creare un nuovo eroe/detective argentiano come lo furono i precedenti Tony Musante, James Franciscus e Michael Brandon.
Un Dario Argento all'ennesima potenza; un ottimo, che pretende il massimo e lo trova. È un regista che può anche permettersi di rischiare tanto nella scena dei quadri, mettendo talmente in vista quel tremendo particolare che però l'occhio dello spettatore non può notare... ma che nel finale si accorgerà di quanto é testimone quanto il povero David Hemmings... da morire!
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