Regia di Dario Argento vedi scheda film
Con il supporto di Bernardino Zapponi, Argento scrive una sceneggiatura affascinante e gira un film destinato a fare storia del cinema horror italiano. Profondo rosso è un giallo ma sviluppato dietro un preambolo irrazionale (la sensitiva), con momenti visionari (il pupazzo meccanico) e una colonna sonora fantastica e sempre attuale.
Roma. Durante un congresso di parapsicologia la sensitiva Helga Ulmann (Macha Méril) avverte la presenza - in sala - di un assassino, arrivando quasi ad identificarlo. Più tardi, il musicista Marcus Daly (David Hemmings) è testimone inerte del brutale omicidio di Helga, assassinata alla finestra in un palazzo di fronte al quale si è soffermato in compagnia del collega Carlo (Gabriele Lavia). Marcus si precipita all'interno dell'appartamento, giungendo ormai troppo tardi. Dopo essere apparso sul giornale come potenziale testimone, a seguito di una foto scattata dalla giornalista Gianna (Daria Nicolodi), Marcus finisce sotto l'attenzione del killer. Subisce quindi un tentativo di aggressione, durante il quale avverte un inquietante motivo musicale utilizzato dall'assassino prima di uccidere. In seguito, assieme a Gianna, tenta di scoprire identità e movente della mano omicida. Mentre i due giungono in prossimità di una villa abbandonata, citata in un libro e collegata alla litania musicale che anticipa i delitti, altri testimoni (un professore di parapsicologia e la scrittrice di un libro) vengono crudelmente eliminati.
"Quello che vedi realmente e quello che immagini si mischia nella memoria come un coktail, del quale tu non riesci più a distinguerne i sapori." (Carlo)
Dario Argento firma la regia della sua opera più riuscita, che si distacca dalla triade di gialli precedenti perché presenta un nuovo modo di raccontare la paura, spesso allentata da momenti puramente ironici, e contaminato con atmosfere paranormali. Impeccabili sia la sceneggiatura opera di Bernardino Zapponi (e riscritta da Argento stesso), sia la musica di Giorgio Gaslini eseguita dai Goblin. Delle probabili influenze stilistiche di Mario Bava, sulle prime opere di Argento, un pò ovunque i critici han fatto menzione. Meno, invece, si è scritto di come alcuni elementi che caratterizzano il taglio narrativo di Argento (con circostanziato riferimento al "particolare rivelatore" mai messo razionalmente a fuoco dal protagonista) possano essere dovuti ad un ottimo film diretto nel 1966 da Michelangelo Antonioni: Blow Up, dal quale il "Maestro del thriller" italiano preleva addirittura, in Profondo rosso, lo stesso protagonista (David Hemmings). Pur trattandosi di un giallo, Profondo Rosso ha qualcosa di "magnetico" e indefinibile che lo ha reso un vero e proprio capolavoro, mai apparso datato, visto ed apprezzato da diverse generazioni.
Curiosità
- In Giappone il film esce solo dopo Suspiria, pellicola particolarmente amata dal pubblico orientale. Per l'occasione viene distribuito come Suspiria - parte II.
- Le auto, in Profondo Rosso, rivestono un ruolo che trascende l'oggettistica pura. Nella "scassata" Fiat 500 della giornalista Gianna Brezzi (Daria Nicolodi) si svolgono dialoghi fondamentali per l'identificazione del killer.
- È una Lancia Beta Coupè che determina il destino di Carlo (Gabriele Lavia), affiancata all'autocarro Fiat 642, che lo trascina lungo l'asfalto prima del drammatico finale.
- Profondo Rosso è stato girato a Torino, città italiana prediletta (e più volte frequentata, ad esempio per NonHoSonno) da Argento.
Nel film è presente un fotogramma "subliminale": il volto riflesso nello specchio dell'assassina che compare quando il musicista entra in casa della medium (il primo delitto della nuova catena d'omicidi) e che è possibile vedere solo con il fermo immagine. Argento gioca con lo spettatore, mettendogli sotto gli occhi l'identità del killer, poi riconosciuto consciamente solo a fine film.
- Injoke anche per la protagonista della svanita madre di Carlo (Marta) interpretata dalla brava Clara Calamai: nel film ricopre la parte di un'anziana attrice. Ad un certo punto mostra a Marcus le foto di scena di film ai quali ha - realmente - partecipato.
"Non c’è sentimento che cresca più rigoglioso della paura, e saremmo davvero ben povera cosa senza le paure che abbiamo patito. E’ una tendenza caratteristica degli esseri umani esporsi continuamente alla paura. Le nostre paure non vanno mai perdute, anche se i loro nascondigli sono misteriosi. Forse, di tutte le cose del mondo, nulla si evolve e si trasforma meno della paura." (Elias Canetti)
Trailer
OST
F.P. 21/06/2020 - Aggiornamento della recensione pubblicata in precedenza su Il davinotti - Versione visionata in lingua italiana (durata: 123')
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