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Fast & Furious 6

Regia di Justin Lin vedi scheda film

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La recensione su Fast & Furious 6

di M Valdemar
4 stelle

È interessante notare come gli unici momenti di tregua di tutto il film (un simpatico “bottino” di una straniante manciata di minuti su un totale che supera le due ore) riguardino la sfera, per così dire, dei sentimenti, quelli cioè che definiscono la “umanità” dei personaggi, che ne creano l’empatia assoluta (e assolutoria) e ne giustificano le imprese azzardate, le azioni criminali, il passato.
Dei fuorilegge sì, ma con l’anima, e con comportamenti “umani“; e un codice/patto da rispettare sempre e comunque, anche quando un componente stesso (di quello che ha tutta l’aria di essere un “cerchio magico” attorno alla figura accentrante di Dominic Toretto) sembra essersene allontanato.
Il codice è la "famiglia" (che noiosi, nevvero?). Quindi ecco spiegata l’immarcescibile ferrea volontà del re dei tamarri di “riportare a casa” (così letteralmente le parole pronunciate nel film) la sbandata Letty - uscita dalla retta via (di cui più avanti si dirà) -, ma anche i siparietti agresti del degno biondo compare Brian O’Conner con mogliettina e figlioletto (roba da non credere). Il sigillo finale al sacro rituale lo pone la riunione (di famiglia, che altro!) a compito eseguito: tavola imbandita, gli hot dog che sfrigolano sulla piastra, birra come carburante, volti allegri e, per chiudere, pure una preghiera. Amen.
Il resto è esattamente quello che ci si può aspettare da un episodio di Fast & Furious, e né più né meno (almeno si va a colpo sicuro): visti gli altri, anche uno solo, è persino inutile elencare gli elementi della fortunata saga.
La norma della buona tecnica (di realizzare un seguito) è l’accumulo, soltanto che nel caso in oggetto l’accumulo è ormai completamente scevro da una qualsiasi parvenza, seppur di facciata, di verosimiglianza.
Tolte le catene, gli autori aggrediscono lo spettatore con un infinito affastellarsi di inseguimenti a rotta di collo, di sequenze di azione che se ne fregano della logica e della fisica, di duelli e combattimenti sempre più truci (i migliori riguardano le dure Michelle Rodriguez e Gina Carano).
Il tutto ad un ritmo che definire forsennato è un eufemismo: il frastuono raggiunge livelli pazzeschi, le auto truccate sfrecciano nelle orecchie, gli occhi sono preda di una convulsa manovra di accerchiamento a velocità supersonica, con le immagini sparate sullo schermo che tengono in ostaggio l’apparato sensoriale.
La ragion d’essere è il fracasso (sempre più forte, sempre più becero), con la concreta probabilità di creare il sommo “divertimento”, lo spettacolo drogato che richiede spettatori assuefatti e potenza di fuoco devastante. Guardare per credere l’incredibile, interminabile finale, nel quale sono coinvolti, oltre alle solite macchine iperveloci, un carro armato prima e un aereo dopo: non ci si sta dietro tanto è ansiogeno, frenetico, metanfetaminico, chiassoso.
Pensare che, ad innescare la miccia del potentissimo ordigno fastandfuriousano è uno spunt(in)o da soap opera: Letty che era creduta morta è passata al lato oscuro e - udite udite - ha pure perso la memoria (manca soltanto il gemello cattivo …). Facile prevedere il proseguimento con il coinvolgimento di Toretto e della sua banda armati dallo sbirro wrestler (Dwayne Johnson, che così tanto era piaciuto nel precedente capitolo).
La galleria di pupi e pupe è quella dei soliti volti (e corpi) noti, capeggiati ovviamente da Vin Diesel, alla quale viene aggiunta per l’occasione un’altra figura decisamente in tema come Gina Carano (ci sarebbe anche il cattivo di turno, l’anonimo Luke Evans, che passa perlopiù inosservato).
Ah, non si possono certo tralasciare i titoli di coda, non foss’altro perché, accodandosi all’abusata pratica tipica dei supereroistici, s'introduce il prossimo capitolo (alla faccia che la saga finisce, del resto se continua a piacere …). In realtà lasciano intravedere sin troppo, perché si capisce subito tutto e si può con buon margine di precisione “profetizzare” gli avvenimenti futuri.
Attenzione a chi vi compare, perché si tratta di un altro pezzo da novanta dell’action muscolare: sì, ne vogliamo ancora di più!

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