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Star Trek Into Darkness

Regia di J.J. Abrams vedi scheda film

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La recensione su Star Trek Into Darkness

di supadany
9 stelle

Ci ha messo davvero poco J.J. Abrams a “prendersi” la saga di “Star Trek” rivitalizzando ciò che pareva ormai obsoleto (mi riferisco agli ultimi film), alzando, e di tanto, in questo caso il livello dello spettacolo; questo giusto poco prima di lanciarsi nell’avventura con l’avversario storico in campo spaziale, ovvero “Star wars”, nel segno della bulimia cinematografica più estrema, d’altronde conferma di avere pochissimi contendenti alla sua altezza in questo campo.

Dopo una missione con varie regole infrante, il capitano Kirk (Chris Pine) si trova declassato, ma quando uno spietato criminale di nome Khan (Benedict Cumberbatch) lancia il suo guanto di sfida alla Federazione, tocca di nuovo a lui, Spock (Zachary Quinto) e alla U.S.S. Enterprise intraprendere una caccia all’uomo.

Si ritroveranno davanti un avversario temibile e complicato da decifrare per le sue azioni, ma anche nel bel mezzo di una congiura che li vede candidati a vittime sacrificali.

 

Zachary Quinto, Benedict Cumberbatch, Chris Pine

Star Trek Into Darkness (2013): Zachary Quinto, Benedict Cumberbatch, Chris Pine

 

Ormai “Star Trek” è una creatura al 100% di J.J. Abrams che recupera un personaggio, Khan, già affrontato nella saga originale, con tutti i rischi che ciò può comportare, inserendolo in un contesto di avventura fantascientifica che compie rispetto al suo precedente film, un cospicuo passo in avanti, sia per la grandiosità dell’azione che per la trama maggiormente articolata e che per l’appunto si nutre di un villain eccezionale.

Benedict Cumberbatch nei panni di Khan, si divora infatti gli altri personaggi/interpreti, quando è rinchiuso dentro una prigione di vetro ricorda Hannibal Lecter anche per il fatto di essere inquietante, ambiguo e quindi di non facile lettura, offre deliri di onnipotenza, appare frutto di una categoria superiore, scadendo a rango di “ingenuo” giusto quando giunge la resa dei conti, e se ciò può apparire un po’ semplicistico è pur sempre vero che la troppa fiducia in se stessi a volte può annebbiare la mente.

Poi se Chris Pine ci mette tanta volontà ed un po’ di sfacciataggine, un altro grande aiuto arriva da Zachary Quinto alias Spock, un po’ perché a lui toccano parecchie decisioni di primaria importanza, un po’ perché nella sua diversità di comportamento (non può che seguire le regole, teoricamente almeno) finisce con l’arricchire in un buon numero di situazioni la scena, a partire dai suoi dtanti confronti con Kirk.

Inoltre, gli aspetti etici, come nel caso dell’apertura quasi mitologica (di grande impatto visivo, ma interessante anche per il concetto in linea con i presupposti trekkiani), si sommano a elementi attualmente molto sentiti, vedi il terrorismo, fornendo un sottofondo ricco di possibilità ad un impianto avventuroso che, scandito anche da figure più leggere (Scott/Simon Pegg e McCoy/Karl Urban), si avvale soprattutto di un senso del ritmo strepitoso (vero marchio di fabbrica di J.J. Abrams in versione cinematografica) e di tante scene di forte impatto (il lungo finale ne è un degno esempio).

Un film che fa dell’immediatezza un valore determinante, che riesce a migliorare quanto di buono già visto in “Star Trek, il futuro ha inizio” (2008), seguendo appieno i diktat dei migliori blockbuster (il che non farà piacere a tutti), sfruttando tutte le sue potenzialità (il villain, l’ego di molti personaggi, i mezzi e quindi a ruota gli scenari), offrendo quindi un paio di ore in grado come poche altre di far sentire lo spettatore nel bel mezzo di un’avventura capace di spaziare in lungo ed in largo perdendo per strada giusto il perdibile (ovviamente in qualche caso si approssima senza pensarci su troppo).

In materia, difficile (almeno oggi) far di meglio. 

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