Regia di Jeff Wadlow vedi scheda film
Tornano i supereroi con poteri supernormali, nerd che hanno lasciato perdere i fumetti per divenire eroi metropolitani in difesa dei deboli, degli sfigati, dei perdenti. Ovvero loro stessi.
Come ogni seguito che si rispetti è l’accumulo che scandisce la differenza con il primo bellissimo episodio. Morto Big Daddy è Mindy (Chloë Grace Moretz) ovvero la letale Hit Girl, ormai quindicenne, a fare i conti con l’instabilità dell’identità segreta messa alla prova dai primi sconvolgimenti ormonali, la responsabilità di un’esistenza normale, il college e tutto ciò che fa camp . Starlette da liceo pastellose, composte di rosea e marshmallowellosa bellezza fuori e quanto marce dentro, vomito, scorregge, diarrea comprese. Anche se le varie esternazioni corporee sono indotte carognescamente da un’arma militare.
Intorno alla figura di Hit Girl, messa in stand by dal tutore poliziotto che ambisce per lei ad una vita di agiata normalità, agisce Dave aka Kick Ass che fa proseliti e aderisce ad una sgangherata quanto violenta congrega di supereroi fai da te modello The Avengers capitanati da un Jim Carrey mai così mal caratterizzato che in seguito si è dissociato dal film per l’eccessiva violenza mostrata.
All’accumulo di supereroi si crea una nemesi di supercattivi capitanati da quello che era una volta Red Mist, il figlio del boss fatto fuori da Kick Ass, che dopo aver ucciso la madre rifattona e ossessiva decide di tornare in pista con costume metal-fetish e il nome di battaglia che non lascia nessun dubbio sulla natura psicotica dell’indegno pargolo: Motherfucker.
Kick Ass 2 è sicuramente di minore levatura rispetto al precedente, portatore di una morale sulla violenza non più schizofrenica e aderente alle psicologie dei supereroi dei fumetti. Piuttosto è un folle film d’azione basato sulla rivalsa di soggetti scartati dalla società in vena di vendetta personale mascherata da giustizia sociale nel quale le rispettive fazioni esibiscono personaggi tanto inverosimili quanto divertenti. Eccessivo e iperviolento, il film sbanda spesso però nelle pure dinamiche narrative, farraginose e lacunose, urtando ritmicamente proprio i due eccessi, visivi-parodistici e grandguignoleschi, come una pallina da flipper continuamente sospinta dai respingenti colorati così da tenere desta l’attenzione.
Ecco quindi che alla vostra sinistra si intravedono Kick Ass e il Colonel Stars and Stripes (Jim Carrey) con il cane Eisenhower che morde le parti basse; una provocante Night Bitch e anche qui non ci sono dubbi sulla natura della maschera; una coppia di mezza età in tuta; un gay magrolino che sembra Woody Allen da giovane; il Dottor Gravity armato di mazza da baseball e via discorrendo. Alla vostra destra , compagni di Motherfucker sono Mother Russia, una copia femminile androgina di Ivan – io ti spiezzo – Drago; Tumor, piccolo e stronzo come un ultrapsicotico Joe Pesci; Genghis Carnage; Black Death e via di questo tenore, soggetti agghindati come un gruppo metal anni 80. Costumi raffazzonati, panze e assenza di muscoli. Opposto di tutto ciò che sono i supereroi ma in questo film, mancando la relativa contropartita cartacea del super eroe letterario, si perde l’aspetto emulativo per scadere nel ridicolo volontario.
L’aspetto tragicomico del senso di impunità sublimato dall’indossare la maschera da giustiziere urbano presente nel primo film e che poi evolveva nella violenza catartica, in questo sequel è assente o limitato all’esibizione di una sfiga emotiva che trascende nel grottesco alla Austin Power e il Dottor Male durante l’epica battaglia finale nel covo – alcova – lounge bar del supercattivo, con tanto di squalo nella vasca a corollario di un piano di vendetta molto simile a quelli architettati proprio dai supercattivoni della SP.E.C.T.R.E. che volevano dominare il mondo.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità diceva zio Ben a Peter Parker. Qui non essendoci grandi poteri nessuno si prende la responsabilità di fare un buon film, limitandosi a far fare più cose, con più sangue e più azione a più personaggi. Anche la satira sui luoghi comuni dei fumetti è scomparsa e rimane solo il divertimento dell’eccesso. D’estate basta e avanza.
Dalla chiusa si immagina che ci sarà un Kick Ass 3 con ancora nuovi personaggi. Se fosse così davvero così , sarebbe la serialità stessa a divenire supercriminale. Credo che Kick Ass, inteso come brand , abbia già dato fondo con il secondo capitolo a tutte le potenzialità del soggetto. Vedremo. Ma non io.
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