Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
La casa di Raimi è un film irripetibile, uno di quei connubi perfetti che nasce quasi per caso, un miracolo cinematografico in cui erano più le probabilità che tutto andasse storto e invece il mix riesce. Ad Alvarez il merito di non riprovarci nemmeno: nuova storia, nuove atmosfere. Eppure è impossibile restarne delusi, Alvarez ha davvero talento.
Per me vedere la Casa di Alvarez è stato un po' questo. Ero lì ad ogni scena pregustando il momento in cui avrei potuto riversare il mio odio sul regista per aver profanato il Capolavoro di Raimi.
Perchè la Casa di Sam Raimi per me è un film imprescindibile, una delle mie pietre miliari.
E La Casa di Alvarez non è quella Raimi, non c'è dubbio.
E poi sui remake/reboot è facile sparare a zero: ci sarà sempre una folla plaudente che ti dà ragione a priori anche senza averlo visto...
E invece il momento della critica, della puzza sotto il naso da fan, non è mai arrivato perché, in tutta coscienza, non c'è nulla da massacrare in questo film.
Per una volta i leoni sono rimasti a bocca asciutta.
La Casa del 2013 è un horror che colpisce allo stomaco, coinvolgente e felicemente sanguinolento. Non che fosse necessario ma la trama è addirittura curata.
E certo non c'è Ash ma non importa perché non lo rimpiangerete troppo. Anche se durante buona parte del film non sembra, Alvarez ci dà una nuova vittima eroica perfetta che non è in competizione, non c'entra nulla con Ash; fidatevi se vi dico che quando il film sarà finito ci sarà un personaggio che inaspettatamente amerete: per quello che è, per quello che subisce, per come striscia col corpo coperto di sangue, sudore e fango e, soprattutto, per il suo assoluto essere solo sé stesso e nessun altro.
La regia di Fede Alvarez è concreta, elegante e molto a suo agio con la materia.
Gli effetti speciali di tutto rispetto, il cast adeguato.
C'è qualche lungaggine di troppo nell'introduzione ma lo spettatore viene completamente ripagato appena il film si mette in moto.
Non c'è humour in questa nuova Casa (in effetti neppure in quella di Raimi, il famoso splatstik è roba de La Casa 2 a guardar bene); ma lo splatter abbonda, il male ha la faccia brutta e tutta la visione è permeata da un appagante senso di rocambolesca, irrefrenabile caduta verso il caos.
I morti cattivi funzionano ancora, forse si divertono un po' meno ma sono ancora cinici e bastardi come piacevano a me.
La regia di Alvarez è sempre interessante e sempre all'altezza.
La scena introduttiva traghetta in modo geniale lo spettatore nella giusta atmosfera: gioca con i sottogeneri dell'horror in una piccola spirale fino a rivelare la vera vena del film.
La sceneggiatura è forte, autonoma e si prenda le sue libertà: nelle scene, nelle atmosfere e soprattutto nella trama - che è un'altra, non riciclata dalla Casa del 1981, una trama nuova (anche se assimilabile parzialmente).
Inoltre, a dispetto della sua vocazione da blockbuster, la quantità di sangue e cattiveria è decisamente adeguata alla serie di cui il film fa parte. E non era una cosa scontata.
In realtà non c'è nulla di sbagliato, mi ha solo lasciata perplessa il voler riproporre a forza alcune scene iconiche del film del 1981 (nonché del sequel).
Il film di Alvarez prende decisamente la sua strada fin dall'inizio e avrei preferito che si costruisse le sue scene originali: questo continuo eco di scene simili ma non uguali ai primi due film di Raimi è un po' strano.
Ci sono un paio di scene che immagino Alvarez non potesse perdere l'occasione di rigirare di suo pugno, essendo lui stesso un fan de La casa originale (la porta della cantina, lo stupro dei rami); con quelle due scene tra l'altro Alvarez fa un lavoro magnifico ma la maggior parte delle altre sono evitabili citazioni (il medalione di prugnolo, la ninna nanna, il braccio posseduto, ecc...).
In definitiva il film è promosso a pieni voti.
Non entrerà nella classifica delle pellicole immortali ma non è colpa sua, è solo solo arrivato dopo.
È un figlio d'arte insomma, ma uno di quelli bravi.
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