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La Casa

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su La Casa

di Fanny Sally
6 stelle

Inutile quanto inevitabile remake di un classico dell’horror anni ’80, con abbondanza di sangue ed effetti speciali.

Il giovane regista sudamericano Fede Alvarez esordisce sul grande schermo andando a colpo sicuro con questo truculento rifacimento di uno degli imprescindibili classici del cinema horror, ovvero La casa di Sam Raimi (divenuto poi trilogia e negli ultimi anni anche serie televisiva), pellicola di riferimento per un doppio filone, da una parte quello delle case infestate, dall’altra quello del genere slasher e splatter che ebbe proprio il suo culmine negli anni ’80 quando ancora gli effetti erano piuttosto dozzinali e artigianali, sebbene i risultati spesso riuscivano a produrre un buon mix di disgusto e divertimento.

 

È proprio quella sarcastica e dissacrante venatura di umorismo nero che pervadeva la trilogia originaria a mancare in questo remake, per molti versi molto più torbido e cupo, che si lascia comunque apprezzare per il tentativo di discostarsi parzialmente dalla trama originaria, mettendo in scena personaggi diversi seppure in una situazione analoga, e spargendo qua e là riferimenti all’originale.

Stavolta a recarsi nella famigerata casa nel bosco è un gruppetto di amici intenzionati ad aiutare una loro coetanea a disintossicarsi da una logorante dipendenza dalla droga, ignari che in quella stessa abitazione si sia consumato qualche tempo fa un esorcismo e che le forze del male lì richiamate da un antico manoscritto siano rimaste in attesa di risorgere, cosa che avviene quando inavvertitamente uno dei ragazzi trovando il libro, ne resta affascinato e inizia a leggerlo. Da lì in poi sarà un susseguirsi di strani e inquietanti fenomeni che porteranno il gruppetto sull’orlo della follia omicida, tra mutilazioni e macabre morti, rese con dei buoni effetti speciali e un’abbondante dose di liquido rosso.

 

Visivamente di buon impatto, seppure prevedibile e un po’ ripetitivo, discreti gli attori e comunque intelligente la scelta di non riportare al centro della vicenda il mitico Ash interpretato dall’indimenticato Bruce Campbell (che però non si lascia sfuggire un brevissimo cameo post credits).

 

Nella norma dei film del genere, altamente sconsigliato agli emofobici.

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