Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
Mettere in piedi il remake, o rivisitazione aggiornata come detto da Fede Alvarez, di un cult assoluto qual è “Evil dead” (1982) è sempre una missione ad alto rischio, tanto che in pre-produzione alla voglia di Sam Raimi di vederne una nuova versione faceva da contraltare lo scetticismo di Bruce Campbell che comunque alla fine si è lasciato convincere.
Si può dire di tutto, nel bene e nel male, del film, ma non che manchi di iniziativa.
Quattro amici si ritrovano in una casa isolata per aiutare Mia (Jane Levy) a disintossicarsi, ma i veri guai cominciano quando Eric (Lou Taylor Pucci) apre e legge il “Libro dei morti” trovato nello scantinato.
Liberano così un potente demone, deciso a non farli fuggire e quindi annientarli tutti.
Cambiano i tempi e i mezzi, il primo “Evil dead” fu un oggetto filmico posseduto prima di tutto da una forza creativa capace di oltrepassare qualsiasi scoglio economico e vissuto da una figura mitologica quale rimane quella di Ash/Bruce Campbell.
Questa volta qualcosa doveva cambiare per forza e così è stato.
I mezzi sono assolutamente all’altezza, tanto da permettere anche alcune soluzioni vertiginose (vedasi la tentata fuga di Mia con relativa possessione) e per sacrosanto rispetto non rivive da zero Ash, ma il suo testimone passa a pieno titolo a Mia, più protagonista di David (Shiloh Fernandez) che per lunghi tratti figura come personaggio maggiormente presente.
In più Fede Alvarez non si fa mancare nulla, a partire da una messa in scena più curata di tanti altri “teen horror” (anche se riportare “Evil dead” in questa categoria può apparire riduttivo, pur sempre dei giovani sono i protagonisti), con un make up effettistico (con attori messi sotto pressione, soprattutto Jane Levy ha dovuto sopportare di tutto), più cattiveria e quasi nulla del grottesco originario, per quindi un’operazione assai meno fantasiosa, ma ricca di riferimenti (praticamente l’horror viene saccheggiato trasversalmente) e sufficientemente spaventosa, anche se qualche mancanza si sente visto che il parallelo col passato non può mancare.
E’ comunque un horror piuttosto marchiato, tra pioggie di sangue, motoseghe, sparachiodi, occhi famelici, tentazioni ed inganni (come quello presente nel folgorante incipit e forse ripetuto troppe volte) che vanta un’offerta ampia sul campo, seppur distante dall’originale e parzialmente discutibile (sul finale si perde qualcosa per strada).
Apprezzabile, con riserva.
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