Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
Più le aspettative sono alte, più le delusioni possono essere cocenti. Nel remake coprodotto da Sam Raimi e Bruce Campbell (superfluo cameo dopo i titoli di coda) erano riposte parecchie speranze di uscita dall’impoverimento d’immaginario riscontrato nell’ultimo decennio di rifacimenti dei supercult horror anni 70 e 80. Invece, di quell’impoverimento il film di Alvarez finisce per essere portabandiera, simbolo digitale dell’esigenza di uscita da questa devastante e seriale catena (ri)produttiva. Mantenendo invariato il soggetto - cinque ragazzi isolati ed esposti ai pericoli in una casa nel bosco - il film sciorina elementi e codici a casaccio, sbattendosene di ogni etica di genere, di ogni rispetto filologico, di ogni attenzione da riservare ad atmosfere, personaggi, suspense e terrore. Affastellando strutture slasher e nuclei esorcistici, derive zombie e aperture stregonesche, Alvarez perde il filo della storia che deve raccontare e di quella che lo ha preceduto, avvicinandosi al Raimi di La casa 2 e L’armata delle tenebre per sovrabbondanza di materia(le), salvo sacrificarne la matrice ludico-grottesca in nome di una drammaticità inseguita e mai raggiunta. Tra seghe elettriche, vomito verde e piogge di sangue in quella casa si sfiora il ridicolo, in una logica dell’accumulo da supermarket dell’orrore obsoleta e degna, piuttosto, di un discount. Cosa lasciare, allora, nel carrello? La potenza dell’immagine singola e il cruento make up della violenza, a tratti piacevolmente disturbante. Il resto è merce avariata.
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