Regia di Richard Curtis vedi scheda film
I viaggi nel tempo, i paradossi temporali, la macchina per tornare indietro nella notte dei tempi o magari per vedere il futuro dellla nostra irrequieta umanita', sono tematiche che hanno sempre affascinato l'uomo e attratto la fantasia di autori e narratori di molta letteratura fantastica. Da parte sua il cinema non e' mai stato indifferente a questi stimolanti argomenti, trovando anche il modo di affrontare la materia in generi non strettamente e naturalmente indicati per queste tematiche, come per esempio la commedia. Nel 1986 un Francis Coppola piu' intimista e delicato del solito, ci aveva deliziato e commosso con lo splendido "Peggy Sue si e' sposata" che subito molti di noi spettatori, ancora stregati dalle mirabolanti avventure del piccoletto ma tosto Marty sulla sua "Delorean del tempo" di uno Zemeckis pregiato e d'annata, guardavamo con diffidenza, salvo poi accorgerci di essere di fronte ad uno dei lavori piu' delicati ed ispirati degli anni '80. Richard Curtis ventisette anni dopo con la sua commedia (gradevole, aggraziata, piuttosto ben recitata), non scopre certo nulla di nuovo, nessuna nuova alchimia che potesse farci scoprire, come invece avvenne con il piccolo grande film di Coppola, la gradevole combinazione che accomuna il viaggio nel passato con gli umori e i tempi della commedia sentimentale. Pur tuttavia se nulla nella trama e in un regista abile ma non certo unico (Love actually non mi e' piaciuto granche' all'epoca in cui appari' nelle sale, molto meglio Love Radio Rock) puo' far presagire sorprese ed emozioni forti e di duratura memoria, "Questione di tempo" riesce a presentarci qualche singolare personaggio che, pur in secondo piano, riesce con lo svilupparsi della storia ad inspessirsi di significato e a dominare sulla vicenda principale. Il destino insolito che accomuna i maschi della famiglia Lake, che al raggiungimenti del 21esimo anno di eta' si passano la staffetta di un potere segreto che li caratterizza (quello appunto di poter tornare indietro nel tempo modificando solo i momenti effettivamente vissuti), insinua dentro il suo svolgimento i classici dilemmi che affliggerebbero chiunque di noi avesse la possibilita' di poter intervenire su scelte e comportamenti che poi si riveleranno, col noto "senno di poi" un errore fatale, dirompente e dalle estreme conseguenze. A cio' si accosta pure il dramma dell'eventualita' che una correzione di comportamento possa scatenare sconvolgimenti imprevisti ed imprevedibili (il cosiddetto "effetto del battito d'ali della farfalla"), fenomeno inquietante e affascinante assieme. Tim Lake vivra' tutte queste straordinarie esperienze, imparando ad apprezzare la vita nei singoli momenti di breve ma intensa felicita' familiare, grazie ad una famiglia e due genitori unici e preziosi. Il film, come dicevo aggraziato e carino, si dilunga un po' troppo nel suo interminabile epilogo, ma vanta un cast di tutto rispetto, capitanato dall'interessante e fulvo protagonista Domhnall Gleeson, dallo straordinario Bill Nighy e da quella eccezionale Lindsay Duncan, indimenticabile vampira nell'indimenticabile cult "Riflessi sulla pelle", qui impegnata nei panni di una "madre che assomiglia (per davvero!) a Andy Warhol. Rachel McAdams e' carina e minuta come e piu' del solito, pur se inesorabilmente lontana dalla "freschezza appena sfiorita" di una meravigliosa Kathleen Turner, l'Attrice sola ed unica dei "miei" straordinari anni '80.
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