Regia di Alan Taylor vedi scheda film
Le gag e le battute demenziali di matrice parodistica tracimano dai loro ranghi di competenza e contaminano tutto.
Se già il primo Thor soffriva un umorismo molesto e inelegante (che però, nel film in questione, risultava relegato alle parti terrestri, di modo che il pathos di quelle asgardiane conservasse un certo grado di pregnanza), il suo sequel aggrava la già instabile situazione: le gag e le battute demenziali di matrice parodistica tracimano dai loro ranghi di competenza e contaminano tutto, frustrando il portato emozionale dei picchi drammatici e rendendo patetici e risibili quei pochi frangenti sopravvissuti di piena serietà. È pur vero che Alan Taylor padroneggia gli effetti digitali con maggiore sicurezza di Kenneth Branagh, ma sul piano figurativo il nuovo regista saccheggia con inconscia sfacciataggine Il Signore degli Anelli, la serie televisiva Il Trono di Spade (della quale ha diretto un bel po' di episodi) e persino i tre prequel della saga di Star Wars. Meno male che ci sono Tom Hiddleston e il freddo e velenoso cinismo del suo Loki ad attutire la vacuità del cattivo Malekith (Christopher Eccleston), l'irrecuperabile bolsaggine di Anthony Hopkins e l'inespressività di Chris Hemsworth. Christopher Markus e Stephen McFeely, sceneggiatori con Christopher Yost, avrebbero fatto di meglio in puntate successive del Marvel Cinematic Universe, del quale questa "tappa" è certamente fra le meno avvincenti, anche se non da buttar via (l'avventura comunque tiene).
Anonima colonna sonora di Brian Tyler.
Film APPENA PASSABILE (5) — Bollino GIALLO
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